Piantedosi alla Camera: “È falso dire che il governo impedisce i soccorsi”

Il ministro dell'Interno, durante un'informativa urgente alla Camera, ha spiegato cosa è successo nelle ore del naufragio di Crutro.

Matteo Piantedosi - Foto di Ansa Foto
Matteo Piantedosi – Foto di Ansa Foto

Il ministro Piantedosi, durante l’informativa alla Camera, ha spiegato il senso delle sue parole nei giorni scorsi, dichiarando di riferirsi alla condotta criminale degli scafisti quando “con commozione, sdegno e rabbia e negli occhi l’immagine straziante di tutte quelle vittime innocenti, ho fatto appello affinché la vita delle persone non finisca più nelle mani di ignobili delinquenti, in nessun modo volendo colpevolizzare le vittime. Mi dispiace profondamente che il senso delle mie parole sia stato diversamente interpretato”. 

Con queste parole il capo del Viminale ha parlato alla Camera, mentre le opposizioni fischiavano. “La sensibilità e i principi di umana solidarietà che hanno ispirato la mia vita personale, sono stati il faro, negli oltre 30 anni di servizio delle istituzioni e dei cittadini, di ogni mia azione e decisione”.

Trovate altre due vittime

Intanto oggi i soccorritori hanno trovato altri due cadaveri del naufragio dei migranti di Steccato di Cutro. Il bilancio, ancora provvisorio, delle vittime, sale quindi a 72. Le ultime due persone morte sono una bambina di tre anni e una donna di 29 anni. E le indagini vanno avanti su due fronti. Da un lato sugli scafisti, dall’altro i soccorsi.

Le parole di Piantedosi alla Camera

Ed è proprio su quest’ultimo punto che il ministro Piantedosi è stato chiamato dalle opposizioni per un’informativa urgente alla Camera. Questo il suo racconto:

Sulla base degli elementi acquisiti dal Ministero della giustizia, gli scafisti decidono di sbarcare in un luogo ritenuto più sicuro e di notte, temendo che nella località preventiva vi potessero essere dei controlli. Il piano prevedeva l’arrivo a ridosso della riva sabbiosa, con il successivo sbarco e la fuga sulla terraferma”.

Intorno alle 4 di domenica, spiega Piantedosi, “sull’utenza di emergenza 112 giunge una richiesta di soccorso telefonico da un numero internazionale che veniva geolocalizzato dall’operatore della centrale operativa del Comando provinciale dei carabinieri di Crotone e comunicato, con le coordinate geografiche, alla Sala operativa della Capitaneria di Porto di Crotone. È il momento preciso in cui, per la prima volta, si concretizza l’esigenza di soccorso per le autorità italiane”.

Nei momenti immediatamente precedenti al naufragio, la navigazione “era proseguita fino alle 3.50 allorquando, a circa 200 metri dalla costa, erano stati avvistati dalla barca dei lampeggianti provenienti dalla spiaggia e a quel punto gli scafisti, temendo la presenza delle forze dell’ordine lungo la costa, effettuano una brusca virata nel tentativo di cambiare direzione per allontanarsi da quel tratto di mare. In quel frangente, la barca, trovandosi molto vicino alla costa ed in mezzo alle onde alte, urta, con ogni probabilità, il basso fondale e per effetto della rottura della parte inferiore dello scafo, comincia a imbarcare acqua“.

Il ministro continua: “È essenziale chiarire che l’attivazione dell’intero sistema Sar non può prescindere da una segnalazione di una situazione di emergenza. Solo ed esclusivamente se c’è tale segnalazione, si attiva il dispositivo Sar. Laddove invece, non venga segnalato un distress, l’evento operativo è gestito come un intervento di polizia, anche in ragione di quanto prima osservato circa la capacità di soccorso delle nostre unità navali. È esattamente quanto avvenuto nel caso in questione”.