Inchiesta covid, i punti chiave della relazione Crisanti: “Zona rossa avrebbe evitato migliaia di decessi”

La ricostruzione del microbiologo, ora parlamentare, su cosa accadde in quelle settimane d’inizio pandemia è stata messa agli atti dalla procura di Bergamo

Inchiesta covid, la relazione di Crisanti

La relazione del microbiologo Andrea Crisanti su quanto accadde durante le prime settimane di diffusione del contagio è agli atti della procura di Bergamo. I magistrati, in particolare, l’hanno inserita nel capitolo che riguarda la mancata zona rossa in Val Seriana, all’inizio dell’emergenza covid. Uno dei passaggi più significativi della relazione del microbiologo, ora parlamentare, è questo. “La ragione per la quale azioni più tempestive e più restrittive non sono state prese la fornisce il presidente Conte. Quando nella riunione del 2 marzo 2020 afferma che ‘la zona rossa va utilizzata con parsimonia perché ha un costo sociale politico ed economico molto elevato´. Queste considerazioni hanno prevalso sulla esigenza di proteggere gli operatori del sistema sanitario nazionale e i cittadini dalla diffusione del contagio.”

Secondo quanto scritto da Crisanti, l’allora ministro della Salute Roberto Speranza, il professor Brusaferro, il dottor Miozzo e il dottor D’Amario erano “a conoscenza del piano covid”. Nonché degli “scenari di previsione” e “della gravità della situazione”. Presero la decisione “di secretare il piano per non allarmare l’opinione pubblica.” Di tali circostanze era a conoscenza anche “la Regione Lombardia”. In definitiva: l’Italia “aveva un manuale di istruzione, questo era il piano pandemico. Se poi ha affrontato la pandemia senza un manuale è perché questo (il piano pandemico) è stato scartato a priori senza essere valutato dai principali organi tecnici del ministero.”

Inchiesta covid: la riunione del Cts “non verbalizzata ufficialmente” con Speranza e Conte

In definitiva: secondo Crisanti, nei giorni del 27 e 28 febbraio 2020, “il Cts e il ministro Speranza hanno tutte le informazioni sulla progressione del contagio che dimostravano come lo scenario sul campo” fosse “di gran lunga peggiore di quello ritenuto catastrofico”. Le informazioni su quanto grave fosse la situazione ad Alzano e a Nembro furono oggetto di una riunione del Comitato Tecnico-Scientifico del 2 marzo “non verbalizzata ufficialmente” alla presenza “del ministro Speranza e del presidente Conte”. Questi ultimi due, in particolare, “raccontano alla procura di Bergamo di essere venuti a conoscenza del caso di Alzano e Nembro rispettivamente” il 4 e il 5 marzo.

La zona rossa in Val Seriana “avrebbe evitato migliaia di decessi”

“La documentazione acquisita – si legge nella relazione – dimostra oltre ogni ragionevole dubbio di come il Cts, il Ministro Speranza e il Presidente Conte avessero a disposizione tutte le informazioni e gli strumenti per valutare la progressione del contagio e comprendere le conseguenze in termini di decessi.” Riguardo la riunione del 2 marzo con Conte e Speranza, Crisanti riferisce che “Il dottor Miozzo stende il verbale” che però “non viene condiviso con nessuno”, rimanendo in suo possesso. La zona rossa in Val Seriana, si legge ancora nella relazione, al giorno 27 febbraio 2020 e al giorno 3 marzo 2020 avrebbe permesso di evitare, con una probabilità del 95%, rispettivamente 4148 e 2659 decessi.”