
Ai microfoni di iNews24, la deputata di Fratelli d’Italia Sara Kelany interviene sulla questione migranti.
Onorevole, nei primi dieci giorni del 2023 sono sbarcati a Lampedusa 2.100 migranti, un numero 10 volte maggiore rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso: qual è il quadro della situazione?
“L’analisi è sotto gli occhi di tutti. L’aumento esponenziale è determinato anche dalle condizioni meteo favorevoli. Questo alletta i traghettatori e li incentiva a mettere in acqua sempre più barchini. La presenza della Guardia Costiera, della Guardia di Finanza e della Marina Militare italiane fanno sì che si tamponi il pericolo di naufragi, che però resta sempre incombente. Più barche vengono messe in mare, più è alto il rischio di drammatiche morti in mare”;
I fronti del tema migrazioni sono due. Da un lato si lavora all’organizzazione interna, dall’altro a livello europeo. Nel primo caso il ministro Piantedosi ha parlato di una equa distribuzione. Domani Ancona accoglierà due navi, Genova è pronta a rispondere all’eventuale appello del governo.
“Il governo Meloni ha già dato serie indicazioni con il decreto ong. Questo infatti ha una valenza fondamentale con riferimento all’approccio italiano nei confronti degli sbarchi. E sul nostro territorio la questione ha anche profili di sicurezza interna e nazionale. La gestione dell’immigrazione – territorialmente parlando – è onerosa. Quando si dice che i porti del Sud non possono essere trasformati nei campi profughi d’Europa, significa che non si possono caricare le amministrazioni comunali e tutti i soggetti coinvolti nell’accoglienza, solo in determinate aree del nostro territorio, perché altrimenti collassano. L’hotspot di Lampedusa ne è un esempio classico. Ciò comporta conseguenze sia sul migrante, che deve essere accolto in situazioni dignitose, sia della sicurezza della gestione territoriale. Il decreto ong impone alle navi di portare i migranti nel porto più sicuro, non in quello più vicino: quindi è naturale spalmarli in altri porti italiani”;
L’incontro tra la premier Meloni e la presidente von der Leyen, come confermato dal ministro Tajani, è stato “positivo”. Quindi quali sono i prossimi passi?
“Sulla redistribuzione siamo stati sempre chiari. Abbiamo sempre chiesto che tutti in Europa si facciano carico dell’emergenza immigrazione per contribuire alla pressione migratoria, che negli anni aumenterà, considerato anche il momento storico che stiamo vivendo. L’Italia è la frontiera naturale dell’Europa. In più occasioni l’Europa ci ha chiesto di rafforzare i controlli delle frontiere esterne. Ciò significa che è necessaria una condivisione equa. Credo che oggi l’Europa abbia cambiato atteggiamento rispetto a queste nostre richieste: per la prima volta infatti, la rotta del Mediterraneo centrale è stata definita dal Consiglio Eu, un’emergenza europea e non solo degli Stati rivieraschi”;
Il ministro degli esteri Tajani ha messo in evidenza anche la situazione della Libia, dichiarando che si sta lavorando per trovare una soluzione…
“Tutto passa per una soluzione che veda coinvolta la Libia in questo processo. L’emergenza, le morti in mare, il traffico dei migranti, si risolve evitando le partenze. L’unico modo è una missione congiunta a livello europeo in accordo con gli Stati di partenza, quindi anche la Libia. È noto che quest’ultima non vive una situazione di stabilità, ma questo non si risolve con bilaterali: è necessario un incontro europeo, anche nell’ottica della stabilizzazione geopolitica nell’area mediterranea”;
Il sindaco di Lampedusa Filippo Mannino ha chiesto i danni morali, un risarcimento per l’isola che consiste nel farla diventare una zona franca.
“Le notizie di questi giorni commentano da sole questa dichiarazione. La sinistra si è lamentata più volte per il fatto che la destra volesse portare i migranti nei porti delle città che amministrano. Anche dalle parole del sindaco di Lampedusa, si evince che l’emergenza al Sud è chiara e non possiamo sovraccaricare porti che sono già al collasso. Mi fa specie che la sinistra adotti nel caso dei migranti, la cosiddetta dottrina Capalbio, cioè: i migranti sì, ma non a casa nostra. La responsabilità rispetto alla gestione dei flussi migratori è comune a tutta Italia e il governo ha il diritto di “scaricare” la sofferenza di chi, fino a oggi, è stato l’unico soggetto a farsi carico di questa problematica enorme. Il Sud è un’area devastata dalla pressione migratoria, abbiamo il dovere di alleggerirla”.