Proteste e fughe da Mosca dopo l’ordine di mobilitazione parziale: oltre 1000 arresti in Russia

Nel corso della notte Russia e Ucraina hanno effettuato uno scambio di prigionieri con la mediazione saudita. 

Proteste a Mosca dopo l'appello di Putin - Foto di Ansa Foto
Proteste a Mosca dopo l’appello di Putin – Foto di Ansa Foto

Almeno 1.026 persone sono state arrestate in Russia durante le manifestazioni cittadine contro la mobilitazione parziale per l’offensiva in Ucraina che ieri il presidente Vladimir Putin ha ordinato in televisione.

Secondo l’organizzazione non governativa Ovd-Info, le proteste sono nate in almeno 38 città. Sono le più grandi in Russia, da quelle successive all’annuncio dell’offensiva di Mosca in Ucraina a fine febbraio.

Fra le città coinvolte ci sono prima di tutto Mosca e San Pietroburgo, poi Ekaterinenburg, Ufa, Perm, Krasnojarsk, Irkutsk, Novosibirsk, Tomsk, Samara e Belgorod, quasi al confine con l’Ucraina, dove arrivano molti cittadini dal Donbass.

Esauriti i voli in partenza dalla Russia

Molte persone si sono affrettate a lasciare il Paese per evitare di dover andare a combattere in Ucraina. I voli in partenza per la Russia sarebbero esauriti. Il ministro degli Esteri Serghei Lavrov, in un’intervista a Newsweek citata dalla Tass, ha accusato l’Occidente di alimentare il conflitto: “Le armi Nato vengono usate dal regime neonazista di Kiev per uccidere civili nel territorio russo al confine con l’Ucraina”. 

E ancora: “Il Pentagono non nasconde di fornire all’intelligence di Kiev le coordinate degli obiettivi” e “Stati Uniti e il Regno Unito erano spaventati dalla prospettiva che Russia e Ucraina potessero raggiungere un accordo, quindi hanno proibito a Kiev di intrattenere ulteriori colloqui con Mosca”. 

La mobilitazione riguarda 300mila persone che hanno già svolto il servizio militare. Chi protesta rischia 15 anni di carcere. L’annuncio dell’escalation, da un lato mostra una difficoltà della Russia sul fronte, dall’altro la minaccia all’Occidente.

La minaccia nucleare di Putin e il referendum per l’annessione nelle città ucraine

Putin ha infatti ricordato che anche la Russia, come gli Usa, dispongono di armi nucleari. Ed ha annunciato il referendum per l’annessione al Cremlino delle regioni di Luhansk, Donetsk, Kherson e Zaporizhzhia, che si terrà dal 23 al 27 settembre.

Scambio di prigionieri nella notte

Se da un lato Putin ha mostrato il pugno di ferro, annunciando di fatto un’escalation militare attraverso la mobilitazione parziale, dall’altro lato ha usato l’arma della mediazione nel tentativo di distendere i toni. Nel corso della notte Russia e Ucraina hanno effettuato uno scambio di prigionieri con la mediazione saudita.

Dieci stranieri di diversi Paesi (5 britannici, 2 americani, 1 svedese, 1 marocchino e 1 croato) sono stati trasferiti in Arabia Saudita, dove le autorità stanno “facilitando le procedure di ritorno sicuro nei rispettivi Paesi”. 

Tra i rilasciati britannici c’è Aiden Aslin, catturato ad aprile a Mariupol e condannato a morte da un tribunale dell’autoproclamata repubblica separatista di Donetsk, insieme al connazionale Shaun Pinner, imprigionato in analoghe circostanze.