Monte dei Paschi di Siena e Unicredit crollano in borsa dopo lo stop alla fusione

Il Governo potrebbe chiedere una proroga alla Commissione, visti i tempi stretti per trovare un nuovo acquirente.

Ministero dell’Economia e delle Finanze (foto da Facebook)

Lo stop alle trattative di fusione tra Monte dei Paschi di Siena e Unicredit hanno registrato un impatto pesante sulla borsa. Ieri, domenica 24 ottobre, è stato ufficializzato lo stop alle trattative da parte di Unicredit, del 68% delle azioni della banca Monte Paschi di Siena, controllate dallo Stato italiano.

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L’interruzione è stata confermata con un comunicato congiunto di Unicredit e del Ministero dell’Economia. Nel comunicato non è specificato il motivo della fine delle trattative, ma il ministero potrebbe non aver accettato le richieste di Unicredit di aumento del capitale di Mps. Entrambi i titoli per ora sono congelati a causa delle tensioni sui prezzi.

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Come scrive Il Fatto Quotidiano, i quattro bond subordinati emessi da Monte dei Paschi di Siena sono sprofondati per un controvalore complessivo di 1,75 miliardi di euro. I titolo cedono tra il 13% e il 19,4% a causa del timore di un burden sharing se Mps, senza investitori che sottoscrivano l’aumento con lo Stato, dovesse essere messo in sicurezza con una ricapitalizzazione precauzionale non in condizioni di mercato. Il bond da 750 milioni con scadenza 2028 perde il 16,8% e tratta poco sopra il 60% del valore nominale. Quello da 300 milioni con scadenza nel 2029 scende del 13%, quello da 400 milioni con scadenza 2030, del 19,4% e quello da 300 milioni con scadenza 2020, scende del 18,9. 

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In base all’accordo con la Commissione europea, grazie a cui lo Stato italiano aveva ottenuto la maggioranza delle azioni del Ponte dei Paschi di Siena nel 2017, il governo avrebbe dovuto vendere la banca entro il 31 dicembre di quest’anno. Lo Stato italiano avrebbe dovuto immettere nuovo capitale nella banca per riassettarne la condizione economica. Unicredit, secondo il Sole 24 Ore, avrebbe chiesto al ministero dell’Economia più di 7 miliardi per la ricapitalizzazione, 2 in meno di quelli che erano stati ipotizzati. Il ministero però avrete imposto un’offerta massima di 5 miliardi, comprendenti di oneri dovuti a crediti deteriorati e all’esubero di circa 7mila dipendenti. Adesso, con l’uscita di Unicredit dai negoziati, il Governo potrebbe chiedere una proroga alla Commissione, visti i tempi stretti per trovare un nuovo acquirente.