Scuole, chiuderle è un errore. A riferirlo è il dottor Alberto Villani, pediatra e membro del comitato tecnico scientifico del governo. Intervistato dal CorSera, il professore spiega perché non bisogna temere gli istituti.
E’ proprio così fondamentale chiudere le scuole causa Covid-19? Non proprio, secondo il dottor Alberto Villani. Il docente, pediatra dell’ospedale Bambino Gesù e componente del comitato tecnico scientifico del governo, ha infatti mostrato tutto il suo disappunto nel corso di un’intervista rilasciata oggi al Corriere della Sera.
Il pensiero dell’esperto è chiaro e lo sintetizza in un concetto chiave: “Solo se si decidesse di chiudere tutto la scuola dovrebbe essere sacrificata”. Ma altrimenti, se si dovesse optare per chiusure graduali o parziali, gli istituti scolastici non dovranno essere toccati. Il motivo è semplice: “Pensiamo al valore sociale della didattica tradizionale”.
Scuole, parla l’esperto del Cts
Ma a tal proposito c’è un chiarimento che il dottor Villani sente il dovere di fare. I contagi esplosi nelle classi – evidenzia – non sono altro che il frutto di infezioni in realtà contratte al di fuori delle strutture stesse. “La scuola non è fonte di casi positivi e focolai. I contagi non si sono sviluppati in classe ma nell’ambiente esterno”, evidenzia.
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E c’è un’altra cosa da dire: se anche un bambino fosse infetto, le probabilità di contagiare i suoi compagni di classe sarebbero basse grazie al protocollo definito. Ecco quanto spiega il medico: “Se anche un bambino con infezione da Sars-CoV-2 entra in aula è molto difficile che possa trasmettere il virus ai compagni dato che indossa la mascherina, è obbligato a lavare le mani e a stare distanziato”.
La percentuale del 3.8% – relativa ai contagi presso le varie scuole – è un contributo minimo relativo ai contagi come evidenzia Villani. “Chiuderla significherebbe privare i ragazzi di un luogo controllato dove possono incontrarsi senza rischiare il contagio. E poi i bambini di elementari e medie sono i più bravi nel rispettare le regole, molto più degli adulti”, conclude il referente sanitario.
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