
Il vero Andrea Bonafede, considerato il prestanome del capomafia Matteo Messina Denaro durante la latitanza, è stato arrestato con l’accusa di associazione mafiosa.
Geometra di professione di Campobello di Mazara, è stato preso a casa della sorella Angela, dov’era andato a vivere sulla tredicesima Est di Tre Fontane, frazione marinata di Castelvetrano.
Secondo gli inquirenti, l’uomo avrebbe consegnato a Matteo Messina Denaro la sua carta di identità per consentirgli di avere un falso documento e la tessera sanitaria, affinché il boss potesse sottoporsi alle terapie anti-cancro alla clinica La Maddalena di Palermo.
Andrea Bonafede ha ammesso anche di aver firmato l’atto di compravendita della casa in cui il capomafia ha vissuto nell’ultimo periodo di latitanza. Ma non è tutto. Secondo il procuratore di Palermo Maurizio De Lucia e l’aggiunto Paolo Guido, avrebbe anche consegnato il suo bancomat, permettendo a Messina Denaro di acquistare la Giulietta Alfa Romeo sulla quale viaggiava.
L’auto era stata acquistata un anno fa personalmente dal capomafia in una concessionaria a Palermo e passata di proprietà tre volte in tre anni. Era formalmente intestata alla madre di Bonafede. Alla donna, che è disabile e ha 87 anni, era intestata anche la Fiat 500 data in permuta per l’acquisto della Giulietta.
Il gip: chi è Andrea Bonafede
Secondo il giudice per le indagini preliminari Andrea Montaldo, Andrea Bonafede, nipote di Leonardo Bonafede, “già reggente proprio della famiglia mafiosa di Campobello di Mazara che ha protetto, quanto meno negli ultimi anni, la latitanza Messina Denaro Matteo”, avrebbe fornito un supporto di importanza primaria per le “dinamiche criminose dell’associazione mafiosa della provincia di Trapani, avendo così consentito a Messina Denaro, non soltanto di mantenere la sua latitanza, ma soprattutto, anche mediante la sua presenza nel territorio, di continuare ad esercitare il ruolo direttivo dell’organizzazione mafiosa”. Così si legge nella misura cautelare.
Secondo il gip, Bonafede sarebbe “un uomo d’onore”, che però ha mantenuto il suo ruolo da affiliato nella riservatezza, per precisa volontà di Messina Denaro.
Sempre secondo il gip, Messina Denaro usò l’identità di Andrea Bonafede già nel 2020 in occasione del primo intervento subito il 13 novembre. Per questa ragione viene smentita la versione dell’uomo secondo cui avrebbe incontrato l’ex latitante nel 2022.