
Migranti e Ong sono uno dei temi prioritari del governo Meloni, dopo lo scontro diplomatico con la Francia per la vicenda della nave Ocean Viking. L’esecutivo italiano chiede all’Europa una stretta sulle organizzazioni non governative, oltre che un meccanismo di ricollocamento che lasci meno spazio alla volontarietà degli Stati Membri.
La stretta sulle Ong: cosa rischiano
Il piano del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi è rafforzare gli accordi bilaterali per i flussi e i rimpatri. Se le Ong non firmeranno e rispetteranno un codice di condotta per entrare nelle acque italiane, andranno incontro a sequestri e sanzioni. Vediamo quali potrebbero essere le nuove regole.
Le Ong che arriveranno nei porti italiani dovranno dimostrare di aver soccorso imbarcazioni a rischio naufragio, o in serio e comprovato pericolo. In caso contrario sarà loro negato l’approdo e, se la nave violerà il divieto, andrà incontro a una sanzione amministrativa fino al sequestro dell’imbarcazione.
Il ministro Piantedosi mercoledì riferirà in Parlamento sullo scontro diplomatico con la Francia e si attende la conferma sulla volontà del governo a procedere su due piani: gli accordi bilaterali con i Paesi di origine dei migranti e il codice per le navi private.
La versione di Roma è che non era stato emesso nessun divieto per la nave Ocean Viking, mentre è stata la Ong a decidere di dirigersi verso la Francia, non avendo ottenuto risposta alla richiesta di porto sicuro.
Migranti: i decreti sicurezza
Oltre che procedere in questo senso con le Ong, il governo Meloni ha intenzione di ripartire dai decreti sicurezza firmati quattro anni fa dall’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini con l’attuale capo del Viminale, Matteo Piantedosi, che allora era il capo di gabinetto.
Le multe per le Ong potrebbero arrivare fino a un milione di euro con sequestro della nave. Nella legge 77 dell’agosto 2019 era prevista anche la confisca “in caso di violazione del divieto di ingresso, transito o sosta in acque territoriali italiane”.
Revisioni sui ricollocamenti
Un altro punto è la revisione degli accordi sul ricollocamento dei richiedenti asilo. Al vertice straordinario dei ministri dell’Interno europei convocato per fine mese dalla Commissione Ue, il governo chiederò un piano per l’Africa, e un impegno formale a sostenere gli Stati di partenza dei migranti con progetti di sviluppo, inclusi contributi economici e strumenti per rafforzare le frontiere interne di Libia e Tunisia.
L’Italia punterà anche alla riattivazione di quegli accordi bilaterali con Paesi come Marocco, Niger e Nigeria per garantire i flussi regolari nel Mediterraneo e il rimpatrio di chi non ha i requisiti. L’idea è utilizzare il Team Europe, il progetto europeo ideato durante la pandemia.