
Onorevole, hanno fatto molto discutere le dichiarazioni di Renzi sul ruolo da “King maker” del centrodestra in vista dell’elezione per il Quirinale. Al di là delle polemiche, qual era il senso delle sue parole?
“Renzi ha detto una cosa molto semplice, cioè che in questa tornata il centrodestra, a differenza delle ultime elezioni per il Quirinale, ha la maggioranza relativa dei grandi elettori. Ovviamente questo non è sufficiente per eleggere il Presidente della Repubblica, però mette il centrodestra nella posizione di dover dimostrarsi all’altezza di questa responsabilità e provare, se ci riescono, ad avanzare una proposta”
Se ci riescono…
“Sì, perché il centrodestra è praticamente diviso su tutto. Anche sul Quirinale, non mi pare che i desiderata della Meloni siano gli stessi della Lega o di Forza Italia. Speriamo che siano in grado di formulare una proposta che non sia di bandiera e capace di raccogliere voti anche oltre il loro schieramento, anche se, purtroppo, i nomi che circolati finora non mi sembra che rappresentino questo spirito”
Che proposta auspicate quindi?
“Noi vorremmo un Presidente come è stato Mattarella: una persona capace di essere terza, autorevole, di guidare il Paese in condizioni difficili, ma anche fermo e risoluto quando è stato necessario difendere la posizione europeista e atlantista dell’Italia, messa in discussione dal governo gialloverde. Il messaggio di Renzi era molto chiaro: se il centrodestra è in grado, allora che proponga una figura che possa rappresentare una garanzia per tutti, altrimenti vorrà dire che cercheremo di lavorare per essere decisivi, come siamo già stati in tutti gli snodi fondamentali di questa legislatura, per imporre la linea di un Presidente condiviso e sostenuto dal maggior numero di forze parlamentari possibili”
E se il centrodestra candidasse Berlusconi?
“A parte che non mi sembra sia all’ordine del giorno e comunque in questo momento, con l’uscita dalla pandemia, la ripresa appena avviata e il Pnrr da completare fino al 2026, l’Italia ha bisogno di un Presidente eletto a larghissima maggioranza, che sappia essere autorevole e sopra le parti. Contrasteremo fino alla fine il film di un Presidente eletto muscolarmente sul filo dei numeri, perché al Paese serve qualcuno che possa raccogliere consensi dal Pd a Fdi”
Il rapporto tra Italia Viva e la Lega

Ci sono stati molti colleghi nel suo partito che non hanno preso bene le dichiarazioni del vicesegretario della Lega, Lorenzo Fontana, che in un’intervista ha detto che IV è il partito più vicino alla Lega nell’arco costituzionale.
“Ci sono alcuni esponenti della Lega con cui ragioniamo benissimo in parlamento anche perché su certi temi abbiamo sensibilità simili, per esempio sulle infrastrutture. Anche ultimamente, sulla risoluzione delle reti europee, abbiamo votato insieme alla Lega e al Pd e contro il M5s per la questione Tav. Per alcuni singoli temi e con alcune singole personalità ci sono rapporti molto positivi; io ad esempio condivido molto più le cose che dice Fedriga rispetto a ciò che dice Conte, o il pensiero di Giorgetti rispetto a quello di Provenzano. Dopodiché con la Lega noi siamo agli antipodi politicamente, altro che vicini”
Per esempio?
“La Lega è il partito che voleva portarci fuori dall’Europa, il partito dei sovranisti, di Trump e Bannon, di Salvini che faceva i decreti sicurezza, firmati da Conte, e che chiedeva pieni poteri. Sui temi valoriali, il governo di Renzi è quello ha fatto le unioni civili, dato sepoltura ai morti in mare, non quello che ha chiuso i porti. Noi crediamo nell’Europa, mentre loro sono quelli che appoggiano il blocco di Visegrad”
E invece i lavori per il “campo largo” di centrosinistra come procedono?
“Non esiste alcun campo largo anzi, è un campo da tennis tra Letta e Conte, un campetto striminzito con l’erba rinsecchita. Tra l’altro voglio proprio vedere come faranno a trovare una soluzione quando arriverà il momento delle elezioni, anche perché fino ad ora non sono mai riusciti a mettersi d’accordo. Anche quando Conte doveva fare la cortesia a Letta di non ricandidare la Raggi e sostenere unitariamente Zingaretti a sindaco di Roma, non mi pare che ci siano riusciti, cosi come non è successo a Torino e in altre parti d’Italia. Conte ha persino rifiutato la proposta di Letta che gli aveva offerto il seggio blindato del centro storico di Roma. Io spero che il Pd, con il tempo, ritrovi se stesso e abbandoni questo tentativo di accanimento terapeutico verso quel che resta dei populisti e torni a ragionare con le forze riformiste che hanno consentito la nascita di questo governo e che credono appieno nell’agenda Draghi”