WhatsApp, attenti a quello che scrivete: il rischio per tutti gli italiani

WhatsApp, attenti a quello che scrivete e che può essere letto da tutti i vostri contatti: il rischio per tutti gli italiani è reale

La potenza di WhatsApp, mista alla sua praticità, ha già conquistato da anni milioni di italiani che possono liberamente esprimere idee, scambiare foto, chattare tra loro. Attenzione però, perché in rete rimane tutto, comprese eventuali offensive che possono portare ad una condanna.

WhatsApp
(Screenshot)

Lo sa bene adesso anche un utente di WhatsApp che era stato condannato dalla Corte d’Appello di Caltanissetta per alcune frasi offensive scritte contro una donna. Dopo il suo ricorso in Cassazione sperava di vedere ribaltata la sentenza e invece anche gli ‘ermellini’ hanno confermato la bontà del giudizio espresso da quel tribunale.

In realtà è la vicenda dello scorso luglio, ma ora lo Studio Cataldi ha recuperato e pubblicato la pronuncia della Cassazione e dato pubblicità alla vicenda pur non citando le generalità. Ma la sentenza fa giurisprudenza e quindi d’ora in poi tutti gli italiani dovranno prestare massima attenzione e quello che scrivono e pubblicano.

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WhatsApp, attenti a quello che scrivete: le motivazioni nella sentenza della Cassazione

Nel suo ricorso contro la sentenza di condanna, l’avvocato dell’imputato voleva dimostrare l’innocenza del suo assistito. Non ci sarebbe infatti stata una prova oltre ogni ragionevole dubbio che i messaggi fossero rivolti proprio alla persona offesa e soprattutto che potessero essere letti da tutti i suoi contatti nel telefono. Era questa la causa della condanna e su questo si è basata anche la Cassazione.

Chat WhatsApp
(Getty Images)

Come scrive infatti la Corte romana “se avesse voluto limitare la visione delle parole rivolte alla donna sarebbe stato sufficiente mandarle un messaggio individuale”. Il giudice ha facoltà, per decidere se concedere o meno le attenuanti, di considerare solo gli elementi rilevanti e la condizionale della pena è stata applicata. Ma il condannato comunque dovrà pagare un’ammenda di 3mila euro e le spese legali.