Ranieri Guerra è il rappresentante dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che siede all’interno del CTS scelto dal Governo per contrastare la pandemia da Covid-19. Nell’intervista a Inews24.it spiega come stanno andando le cose e risponde alle accuse mosse nei suoi confronti
Ranieri Guerra è il rappresentante dell’Organizzazione Mondiale della Sanità scelto dal Governo come membro del CTS. Il Comitato Tecnico Scientifico è un organismo istituito per il contrasto al Covid-19: fornisce all’Esecutivo pareri sulle scelte da prendere per arginare la pandemia in Italia.
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Ranieri Guerra, come membro del CTS avrà sicuramente consigliato un piano per il Natale al ministro della Salute, Roberto Speranza. Crede sia stato fatto il necessario per evitare una “terza ondata”? C’è la possibilità che si allentino le restrizioni visti gli ultimi dati?
“Quello che è necessario è determinato da una scelta politica, la quale si basa sui dati del sistema di monitoraggio alimentato dalle regioni e dall’ISS e che viene poi validato settimanalmente dalla cabina di regia. Si tratta di automatismi ormai piuttosto collaudati che danno indicazioni sull’andamento dell’epidemia e sul consumo delle risorse sanitarie, soprattutto a livello ospedaliero. Poi, come sempre, è la politica che decide sulla base di elementi oggettivi che descrivono la situazione attuale come e come potrebbe evolversi nel prossimo futuro. Penso che il Governo stia considerando seriamente delle restrizioni aggiuntive in considerazione di una curva epidemica che resta elevata, che prevengano quella sensazione di averla scampata che ha determinato un’estate abbastanza allegra”.
Teme un esodo da Nord a Sud?
“L’esodo può essere controllato con le misure già messe in atto. Di fronte a una trasmissione del virus omogenea in tutto il Paese, parlare di esodo non significa molto. Si tratta di un incremento nella mobilità in ogni regione e ci deve preoccupare. Il suggerimento è sempre lo stesso: non muoversi se non per ragioni strettamente necessarie, in nome della nostra responsabilità civica”.
Il bilancio dieci mesi dopo

Dopo dieci mesi, ritiene soddisfacente il modo in cui l’Italia ha gestito la pandemia? Si poteva fare qualcosa in più o evitare alcune misure troppo rigide?
“Guardando indietro, come sempre, certamente poteva essere fatto qualcosa in più e meglio. Giova sempre tenere a mente che in un contesto sconosciuto e senza punti di riferimento, viene fatto il meglio possibile senza le armi adeguate. Un punto che bisogna riconsiderare seriamente è il rapporto comunicativo e informativo con l’opinione pubblica. La gente ha bisogno di capire le ragioni delle decisioni che vengono prese, perché è solo così che potrà seguire bene le indicazioni che vengono da politica, scienza e sanità pubblica. Difficile che in una società come la nostra possa essere rispettato un ordine fine a se stesso”.
Cosa pensa dell’operato del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte?
“Ha fatto molto bene finora e molto bene ha fatto anche il ministro della salute Speranza. Hanno ricercato sistematicamente il contatto con la gente per spiegare le ragioni delle scelte prese. Purtroppo, l’infodemia è una piaga pubblica che va affrontata con strumenti e tecnologie diversi da quelli tradizionali. Le posizioni etiche di medicina, politica e informazione dovrebbero confrontarsi e rafforzarsi vicendevolmente. Questo, non sempre accade. Le misure di contenimento rigide o meno rigide, si giudicano a posteriori in base al loro successo nell’arginare la diffusione del virus e credo che le alternative siano e siano state veramente poche, visto che siamo ancora in attesa dei vaccini e delle terapie specifiche per il trattamento del Covid19″.
A proposito di vaccini…

Quando leggeremo del primo vaccinato d’Italia? Lei lo farà?
“Sicuramente appena il livello regolatorio europeo avrà dato il via libera e la concertazione europea avrà determinato -come mi auguro- l’inizio sincronizzato della campagna vaccinale in tutti gli stati membri dell’Unione. Se potessi essere il primo a vaccinarmi lo farei immediatamente“.
Come è possibile che una Regione passi da zona arancione a gialla in una sola settimana? La Campania con un indice di contagio Rt allo 0,71 -inferiore ad altre dieci regioni italiane- è ancora zona arancione, come è possibile?
“Lo abbiamo scritto chiaramente nelle procedure del sistema di monitoraggio: il dato deve essere consolidato da due cicli di conferma che stiano effettivamente a indicare una situazione oggettiva di decremento dei contagi. Ci sono poi altri fattori che incidono su queste scelte, come ad esempio la disponibilità di posti letto negli ospedali e nelle terapie intensive”.
Le accuse nei confronti di Ranieri Guerra sul mancato aggiornamento del piano pandemico nazionale
Dopo la nostra inchiesta Ranieri Guerra è stato interrogato per 5 ore dai pm di Bergamo che indagano per falso ed epidemia colposa. Gli hanno chiesto del mancato aggiornamento del piano pandemico italiano e del rapporto sull’Italia ritirato dall’Oms a maggio. #Report #Covid19 pic.twitter.com/OfB65fp5I1
— Report (@reportrai3) November 9, 2020
Come risponde alle accuse mosse dal Guardian e da Report contro di lei?
“Mi auguro di avere la possibilità di una seria discussione al riguardo, così da poter dare la mia versione, oggettiva e molto lineare, di tutti i fatti. Una campagna mediatica denigratoria di questo genere non credo sia mai stata riservata a nessuno nella storia recente. Una combinazione di macchina del fango e di ragioni che mi sfuggono, ma che credo siano legate a interessi personali e a interessi politici, di cui io sono solo un bersaglio intermedio. Hanno provocato una situazione in cui mi viene persino impedito di dare spiegazioni, che sono molto semplici e lineari. Un contesto che mi attribuisce responsabilità che non ho e su cui non posso commentare, perché riguardano altri colleghi. Una narrativa tossica che cancella e manipola dati, montando non si sa bene quale complotto internazionale sulla base di tre righe estrapolate da una comunicazione privata, preceduta da altre venti e con altre venti che sono venute in seguito, di cui non si tiene conto”.
Teme per la sua posizione dopo le indagini del pm di Bergamo?
“È una situazione difficile: io amo il mio Paese e ho accettato con entusiasmo l’incarico che il direttore generale mi ha dato per assicurare all’Italia la collaborazione dell’OMS durante la prima ondata che ci ha messo in grossa difficoltà. Penso di avere dato il mio contributo costante a prezzo anche di grossi sacrifici personali. Naturalmente, ho documentato tutto lo metto a disposizione non solo dei magistrati, ma anche dell’opinione pubblica e della stampa. Non ho segreti e non ho niente da nascondere, ma sono veramente disorientato da questa serie di attacchi inconsistenti e provocatori fatti di agguati di giornalismo da strada che -data la delicatezza del momento- mi sembrano non avere nessuna ragione di essere. Vedo un imbarbarimento dell’informazione, con tentativi costanti di speculare sul dolore della gente, sulle difficoltà che tutti insieme stiamo vivendo e perfino sulla speranza e sulla fiducia delle persone. Ne sono enormemente dispiaciuto, avendo perso anche io mia madre un mese fa. Sono passato attraverso le più grandi epidemie della storia moderna, guerre e carneficine, e non mi sono mai tirato indietro. Ho rischiato più volte la mia vita, perché credo nella mia professione e credo che il mio compito sia di mettermi al servizio dei più deboli e degli indifesi. Questa non è retorica, ma è stata ed è la mia vita, sempre tenendo alta la bandiera del mio Paese che continuo ad amare immensamente”.
A cura di Valeria Cardillo