Milano, albergo in centro diventa Covid Hotel: arriva lo sfratto. I proprietari delle mura non erano d’accordo con la decisione presa con in collaborazione con Ats e Regione Lombardia

Purtroppo la seconda ondata di coronavirus sta mettendo sotto torchio le strutture sanitarie del nostro Paese. I contagi continuano ad essere piuttosto alti (28.352 ieri) nonostante le misure restrittive prese dal Governo. Proprio per questo non è possibile abbassare la guardia a Natale e saranno mantenute tutte le restrizioni attuali, compreso il coprifuoco. Niente cenoni con famiglie allargate nè Messa di mezzanotte, per non parlare delle ormai famigerate settimane bianche sulle piste da sci. Tutto questo nella speranza di alleggerire il peso sui nostri ospedali, arrivati ormai ad un livello di saturazione preoccupante. Si cercano nuove soluzioni, soprattutto al Nord, per ricoverare le persone che hanno bisogno di assistenza. A Milano ad esempio, l’albergo a 4 stelle King-Mokinba, in pieno centro, ha deciso in comune accorso con l’Ats e la Regione Lombardia, di diventare un Covid-Hotel.
Il problema è che le mura sono in affitto e ai proprietari non è andata a genio l’idea. I gestori hanno ricevuto una mail con tanto di sfratto, con allegata la motivazione: “Sarebbe controproducente per le altre attività adiacenti, che ne risentirebbero negativamente“.
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Milano, albergo in centro diventa Covid Hotel: i proprietari mandano lo sfratto

I gestori del King-Mokinba Hotel hanno ricevuto una comunicazione in cui veniva intimato che “qualsiasi operazione di trasformazione in Covid hotel deve essere immediatamente interrotta e non proseguita“. Come riporta il Corriere della Sera, il tutto è dovuto alla location dell’hotel che si trova nelle immediate adiacenze di immobili residenziali e altre attività commerciali. Nella mail si fa riferimento “all’influenza negativa sui vicini data dalla presenza di soggetti ad alto rischio contagio, ovvero portatori di malattia“.
Per giustificare lo sfratto però, l’immobiliare avrebbe addotto la motivazione di una rata non pagata, richiedendo l’immediata disdetta del contratto. La società che gestisce l’albergo, rappresentata dal legale Pietro Longhini, ha scritto alla Regione e all’Ats.
“Il supposto consenso della proprietà, al di là di ogni valutazione, che ci asteniamo dallo svolgere, di morale collettiva ed etica sociale, non è richiesto né tantomeno dovuto, né in base alla convenzione, né in base al contratto di locazione“.
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