Coronavirus e turismo non vanno a braccetto, a raccontarcelo Eleonora De Majo assessore al turismo di Napoli
Una domenica di Pasqua insolita, città silenziose e case non troppo piene. Ognuno da sé, senza muoversi ed il turismo ai tempi del Coronavirus ne risente. A raccontare i disagi di una città completamente nuova ad iNews24, l’assessore al turismo di Napoli, Eleonora De Majo: “Sì, il settore del turismo è completamente fermo. In realtà si è fermato contestualmente ai primi casi di Codogno, all’inizio dello scoppio dell’epidemia in Italia. Tutto il turismo italiano ha subito un immediato arresto perché poi soprattutto il turismo internazionale non faceva tanta differenza tra Nord e Sud Italia”.
“È uno dei settori che ha subito e sta subendo la crisi in maniera più drammatica. Nella nostra città, forse più che altrove, la nostra industria turistica è molto giovane incrementando il turismo negli ultimi 4-5 anni con tantissime start up, giovani che si sono inventati qualsiasi cosa pur di rimanere in questa città. Tutta questa situazione ha un impatto devastante su tutta la città“.
Sono già stati stanziati dei fondi a supporto del settore turistico di Napoli?
“Nel decreto del Governo, il primo cura Italia, c’è un’indicazione precisa per i lavoratori dell’industria turistica che con l’indennità di 600 euro cerca di coprire questo settore. Dal punto di vista del supporto al sostegno al reddito – che in questo momento serve alla parte operativa del settore turistico – non è un provvedimento che compete al Governo. Noi abbiamo approvato una delibera venerdì scorso che si chiama “Napoli riparte” per provare a sollevare dal pagamento delle imposte comunali per tutto il 2020 tutta una serie di attività produttive della città, tra cui anche il mondo alberghiero ed extra alberghiero. L’unica richiesta da parte dell’amministrazione è quello di tenere i dipendenti“
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Coronavirus, il turismo a Napoli in fase 2
In vista di una fase 2, molto chiacchierata ultimamente, che prevederebbe un’iniziale convivenza con il Coronavirus, quali potrebbero essere i primi passi avanti per il settore del turismo?
“Dobbiamo guardare ad un turismo di prossimità nelle prime fasi della ripartenza, credo che l’impatto della pandemia e del contagio mondiale avrà un effetto a lungo termine sulla mobilità da Paese a Paese. Se dovessi fare una stima, direi che il turismo sarà il settore che si riprenderà con più difficoltà e ritardo. Ciò che stiamo provando a fare, anche con altri assessori al turismo d’Italia – chiedendo supporto al Governo – è un lavoro sul turismo italiano, sul turismo di prossimità. Vogliamo puntare sul turismo nelle proprie città, nelle città vicine, così da supportare il turismo italiano ed essere turisti della propria città”.
Prima dell’emergenza, c’era già qualcosa in cantiere per valorizzare il turismo a Napoli? Se sì, come si pensa di procedere in un periodo del genere?
“È una domanda che sembra riportarmi ad un’era geologica fa. Ho questa delega da pochi mesi, nella prima fase tra Dicembre e Gennaio abbiamo istituito un tavolo che funzionava molto bene, ed aveva ottimi auspici con sindacati, categorie alberghiere, ambientaliste e avevamo intenzione di vederci una volta al mese. L’idea era quella di pensare ad uno sviluppo al turismo sostenibile, non impattante nei confronti della città e della vita degli abitanti. Oggi non abbiamo più nessun turista da nessuna parte, ecco perché ti dico che mi sembra di parlare di un’era geologica fa”.
Coronavirus, si poteva fare qualcosa prima?
Che idea si è fatta dell’emergenza in generale?
“Credo che gli effetti della pandemia sociale – più che di quella sanitaria – sarà di lunghissimo periodo. È anche vero che quest’epidemia ha messo a nudo tutta una serie di contraddizioni che viviamo, da quelle ambientali con la natura che in qualche modo ci sta mandando un segnale sul nostro modo di vivere il Pianeta. E così come tante altre questioni, penso a quella economica: abbiamo vissuto 10 anni di dogma dell’impossibilità di sforare il pareggio di bilancio, di vivere un’economia che potesse recuperare un po’ di fiato, e oggi facciamo la scoperta che il pareggio di bilancio per rispondere ad una catastrofe sociale si può superare e che in realtà investire nella sanità diventa una priorità di tutti i governi europei”.
“C’è un po’ d’amaro perché se queste decisioni fossero state prese preventivamente oggi ci troveremmo una società più strutturata e capace di poter sopportare l’epidemia. Dobbiamo usare questo tempo per rivedere i nostri comportamenti e le nostre modalità di organizzare la società”.
A CURA DI VALERIA CARDILLO