Quando ormai troppo spesso sentiamo cittadini italiani che si lamentano perché gli immigrati ci ‘rubano’ il lavoro, siamo spesso portati a pensare che i nostri connazionali non hanno più voglia di fare lavori considerati umili e pagati poco e male, e che quindi lasciano agli extracomunitari di svolgere questo tipo di mansioni. Beh, chi pensa all’italiano sfaticato e con poca voglia di faticare si dovrà ricredere leggendo questo incredibile (ma niente affatto raro) aneddoto, riportato da Antonio Borrelli sul Giornale:
A Frosinone, nel cuore del basso Lazio, si avvicina inesorabile il periodo di vendemmia.
Qui conosco un uomo italiano di 49 anni, da tre mesi arranca tra le campagne della zona. Faceva il contabile in un’azienda di elettrodomestici, è stato licenziato lo scorso gennaio ed è diventano bracciante agricolo a giornata. Oggi ha il viso più vecchio di quanto dovrebbe, gli occhi spenti e la fronte sudata.
«Avevo uno dei lavori più sicuri della mia azienda – mi dice Giuseppe – ma l’impennata verso il basso della produzione nel settore dell’elettrodomestico ha messo in crisi lo stabilimento. Nel giro di un mese sono passato dalla sicurezza di un posto al licenziamento».
Giuseppe mi indirizza dal «capo» per chiedere lavoro. «Non ci sono problemi – risponde il padrone – ma ti avverto, è tutto a nero. Faccio un solo contratto all’anno per non avere rogne, e se lo prende il primo che arriva. Per gli altri sono 25 euro a giornata. Ma se parli troppo o mi disturbi con pretese te ne vai a calci e prendo un extracomunitario che fa tutto zitto».