Fallimento Silicon Valley Bank: come potrebbero cambiare le decisioni di Fed e Bce

La crisi bancaria emersa degli Usa con il fallimento della Silicon Valley Bank non ha le stesse caratteristiche del disastro del 2007.

Silicon Valley Bank - Foto di Ansa Foto
Silicon Valley Bank – Foto di Ansa Foto

Il caos bancario degli Stati Uniti scaturito dal fallimento della Silicon Valley Bank e l’intervento delle autorità per allontanare lo spettro del contagio, continua ad avere influssi in Europa.

Secondo il canale americano Cndb, la percentuale che la Fed non alzi i tassi di interesse il prossimo 22 marzo, sono al 66%. “Alla luce dello stress del sistema bancario, non ci aspettiamo l’aumento dei tassi ipotizzato precedentemente”, ha dichiarato Jan Hatzius, economista di Goldman Sachs. In precedenza la banca aveva previsto che la Fed avrebbe alzato i tassi di 25 punti base e che gli aumenti sarebbero andati avanti fino a luglio.

Fallimento Silicon Valley Bank: cosa farà Fed

La Fed ha annunciato una nuova linea di prestito da 25 miliardi di dollari “per aiutare a garantire che le banche abbiano la capacità di soddisfare le esigenze di tutti i loro depositanti”, scrivono gli analisti di Intermonte, che aggiungono che “in questo modo si evita il rischio contagio”. 

Cosa farà la Bce

La prossima riunione della Bce è prevista il 16 marzo. L’intenzione sarebbe aumentare di altri 50 punti i tassi di interesse, ma a questo punto è tutto da vedere. Sempre secondo gli esperti di Intermonte, “l’impatto della crisi americana potrebbe avere come effetti collaterali un minore rialzo dei tassi da parte sia della Fed che anche dalla Bce, con una contestuale maggiore competizione sui depositi”. 

La crisi bancaria emersa degli Usa con il fallimento della Silicon Valley Bank non ha le stesse caratteristiche del disastro del 2007, partito dai mutui ed estesosi ai grandi nomi di Wall Street. Come scrive il Corriere della Sera, non ci sono perdite di credito gravi, almeno per adesso. Tuttavia il pericolo è dietro l’angolo.