
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha firmato il decreto sullo stop alla cessione del credito sul Superbonus 110%, che è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale insieme con il Ddl di conversione.
Il decreto prevede lo stop allo sconto in fattura ed è stato spiegato ieri in conferenza stampa dal ministro dell’Economica Giancarlo Giorgetti. In particolare ha spiegato che l’incentivo è costato 2mila euro a testa per ogni cittadino italiano.
Superbonus: cosa cambia
Il decreto Superbonus è composto da due articoli. Il primo stabilisce l’addio allo sconto in fattura e alla cessione del credito. Da oggi in poi per i nuovi interventi edilizi, cioè quelli che non sono ancora stati avviati, si può ricorrere solo alla detrazione di imposta.
La legge prevede anche il divieto per le pubbliche amministrazioni ad acquistare crediti derivanti da bonus edilizi. Lo scopo del provvedimento è frenare l’aumento del debito pubblico.
Inoltre si affronta anche il tema della responsabilità solidale dei cessionari che è esclusa per chi possiede tutta la documentazione relativa alle opere.
Il ministro Giorgetti durante la conferenza stampa ha spiegato che l’intervento è stato necessario “per bloccare gli effetti di una politica scellerata”. Gli sconti in fattura concessi fino ad oggi, come ha spiegato il ministro, ammontano a 105 miliardi di euro e a marzo dovrebbero arrivare a 110. Le banche non possono più acquistare nuovi crediti perché non hanno più spazio fiscale.
Superbonus: i condomini
Per quanto riguarda i condomini, potranno ancora cedere all’impresa il credito di imposta se hanno adottato la delibera assembleare sull’esecuzione dei lavori e hanno presentato la Cila. Ma vale la regola della data del 25 novembre per la delibera dei lavori in assemblea. Il decreto del governo salva anche per le villette lo sconto in fattura solo per chi ha presentato la Cila.
Le case unifamiliari
Per le case unifamiliari il bonus è sceso dal 110 al 90%. Potranno usufruire dello sconto solo i nuclei familiari con un reddito non superiore ai 15mila euro. Il reddito è calcolato con il meccanismo del quoziente familiare.
Il decreto ha lo scopo anche di risolvere il problema dei crediti incagliati, cioè quelli che le aziende non riescono più a cedere alle banche.
Riqualificazione energetica e rischio sismico
Il governo ha abrogato le norme che prevedevano la possibilità di cedere i crediti relativi alle spese per interventi di riqualificazione energetica e interventi di ristrutturazione importante di primo livello per le parti comuni degli edifici condominiali, con un importo dei lavori pari o superiore a 200mila euro. Inoltre, le spese per interventi di riduzione del rischio sismico realizzati sulle parti comuni di edifici condominiali o realizzati nei comuni ricadenti nelle zone a rischio sismico 1,2 e 3, tramite la demolizione e la ricostruzione di interi edifici, eseguiti da imprese di costruzione o ristrutturazione immobiliare, che provvedano all’alienazione dell’immobile.
Introdotto anche il divieto per le pubbliche amministrazioni, di essere cessionarie di crediti di imposta relativi agli incentivi fiscali maturati con queste tipologie di intervento.