Pensioni, slittano gli aumenti degli assegni sopra i 2.100 euro: perché

I tempi dell'approvazione non hanno consentito all'Inps di completare i calcoli entro gennaio. 

Coppia di anziani (generica) - Foto di pexels.com
Coppia di anziani (generica) – Foto di pexels.com

La rivalutazione delle pensioni superiori di quattro volte il minimo slitta a marzo. Chi percepisce un assegno sopra i 2.101,52 euro quindi, dovrà attendere ancora un po’ per vedere l’aumento.

La notizia arriva dall’Inps che in una nota ha spiegato che a marzo 2023 “procederà ad attribuire la perequazione in percentuale in base all’importo annuale in pagamento, come previsto dall’art. 1 comma 309 della legge di Bilancio. Nel mesi di marzo saranno inoltre posti in pagamento anche gli arretrati riferiti ai mesi di gennaio e febbraio 2023″. 

L’Istituto di previdenza aggiunge che “dal primo gennaio” ha “provveduto ad attribuire la rivalutazione delle pensioni e delle prestazioni assistenziali nella misura del 100% a tutti gli utenti che abbiano ottenuto il pagamento, nell’anno 2022, rate di pensione per un importo inferiore o uguale a 2.101,52 euro (quattro volte il trattamento minimo”. 

Pensioni: perché la rivalutazione arriva in ritardo

Il motivo del ritardo degli aggiornamenti stimati sulla base dell’inflazione è dovuto alle regole che sono cambiate. I tempi dell’approvazione non hanno consentito all’Inps di completare i calcoli entro gennaio.

Come aumentano le pensioni

Lo schema di rivalutazione previsto nella Manovra 2023 prevede che gli assegni fino a 4 volte il minimo siano rivalutati al 100%, quelli fino a 5 volte all’85%, quelli tra 5 e 6 volte il minimo al 53%, quelli tra 6 e 8 volte il minimo al 47%, quelli da 8 a 10 volte il minimo al 37% e quelli di oltre 10 volte il minimo al 32%.