
Emanuela Orlandi, il caso è riaperto. Il promotore della giustizia Vaticana Alessandro Diddi avvierà nuove indagini sulla scomparsa della giovane, avvenuta a Roma a giugno del 1983.
L’iniziativa è legata a una serie di istanze presentate dal fratello Pietro Orlandi. Il procedimento della Procura di Roma sulle sparizioni di Emanuela e Mirella Gregori (avvenuta poche settimane prima, il 7 maggio del 1983) venne archiviato a ottobre del 2015 su richieste dell’allora procuratore capo Giuseppe Pignatone, che ora presiede il Tribunale Vaticano, e dai sostituti Ilaria Calò e Simona Maisto.
“Noi ne siamo all’oscuro, lo apprendiamo dagli organi di stampa ma di certo è da un anno che attendevamo di essere ascoltati”, dichiara l’avvocata della famiglia Orlandi, Laura Sgrò, all’Ansa, alla notizia della riapertura delle indagini.
La decisione della magistratura pontificia fa seguito alla promessa del Papa di trasparenza sul caso nei confronti dei familiari di Emanuela, che sono da sempre alla ricerca della verità. Non hanno mai avuto una tomba su cui piangere perché il corpo della giovane scomparsa a 15 anni non è mai stato ritrovato. E questo ha alimentato la speranza che possa essere ancora viva.
I riflettori si sono riaccesi sulla storia negli ultimi tempi, in seguito alla pubblicazione della docuserie Netflix Vatican girl, ma non solo.
Emanuela Orlandi: quando l’inchiesta fu archiviata
Nel 2015 il gip, su richiesta della Procura archiviò l’inchiesta aperta nel 2006 dopo le dichiarazioni di Sabrina Minardi, e che vedeva indagate in concorso per omicidio e sequestro sei persone, tra cui Pietro Vergari, ex rettore della Basilica di Sant’Apollinare dove De Pedis era stato sepolto fino al 2012.
Il test del dna su alcune ossa trovate in Vaticano
Tre anni più tardi il Papa diede l’ok ad analizzare il dna su alcune ossa trovate durante i lavori di restauro nella sede della Nunziatura Vaticana di via Po a Roma. Anche quel caso terminò con un nulla di fatto. Oggi, una nuova speranza per i familiari di Emanuela Orlandi.