
Quota 103, contenuta nella legge di Bilancio del governo Meloni, darà la possibilità a chi vorrà coglierla di andare in pensione anticipata con 62 anni di età e 41 di contributi.
Ma questa nuova opportunità, che prende definitivamente il posto di Quota 102, non è l’unica novità del pacchetto previdenziale. Non ci sarà più infatti, lo schema a tre scaglioni delle pensioni, e la conseguenza si vedrà sugli assegni.
I più bassi verranno premiati, resterà la valutazione piena per quelli che ammontano a fino a 4 volte il minimo, ma taglia progressivamente gli assegni che superano i 2.626 euro lordi.
Pensioni minime
Le pensioni minime attualmente sono di 526 euro mensili. Come previsto nella manovra, verranno incrementate dell’1,5% nel 2023 e del 2,7% nel 2024. Tenendo conto dell’indicizzazione del 7,3% – come da decreto del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti – gli assegni delle pensioni minime arriveranno a 570 euro nel 2023 e 580 nel 2024.
L’aumento degli assegni minimi è il cavallo di battaglia di Forza Italia, che in campagna elettorale ha promesso di volerli portare a 1000 euro. L’ipotesi, per ora, è arrivare a 600 euro.
Rivalutazioni fino a 4 volte il minimo
Per il biennio 2023-2024, come detto, verrà eliminato il meccanismo degli scaglioni, che verrà sostituito con sei nuove fasce. Dal primo gennaio 2023, alla prima fascia viene garantita la rivalutazione piena.
Le cose cambiano a partire da questa soglia. Per gli assegni tra 4 e 5 volte il minimo, quindi tra i 2100 e i 2626, la rivalutazione è dell’80%.
Assegni dai 2.626 euro in poi
Per quanto riguarda le pensioni tra i 2626 e i 3150 euro, la rivalutazione è del 55%, che scende al 50% per gli assegni compresi tra i 3151 e i 4200. Scende al 40% per quelli tra i 4201 e i 5250 euro e al 35% per le pensioni che superano questa soglia. Un assegno superiore ai 6mila euro perderà quindi 175 euro di aumento.