
Francesco Filini, deputato di Fratelli d’Italia, componente Commissione Finanze e coordinatore dell’Ufficio Studi, ai microfoni di iNews24 interviene nel dibattito in corso sulla soglia di 60 euro oltre la quale è obbligatorio accettare il Pos e sul tetto ai contanti.
Secondo la Corte dei conti il provvedimento dei 60 euro è incoerente con gli obiettivi del Pnrr.
“L’obbligo ai commercianti di utilizzare il Pos esiste solo in Italia. Nel resto d’Europa si lascia libertà di scelta. Poi che si sia diffusa la moneta elettronica è un altro conto. Ma dobbiamo ricordare che quest’ultima non è a corso legale, bensì privata: è un servizio a pagamento offerto dal circuito bancario e finanziario. In nome di cosa il governo dovrebbe obbligare gli esercenti a sostenere i costi di un servizio offerto da privati a pagamento? Non siamo d’accordo. Nel caso di piccole transazioni molto spesso di tratta di una remissione per il commerciante, quindi è giusto che sia lui a decidere, nel caso di importi di piccola entità, se accettare o meno il pagamento tramite moneta elettronica”;
La premier Giorgia Meloni ha dichiarato che la soglia dei 60 euro si può abbassare.
“È in corso un confronto con la Commissione europea, ma non cambia il senso del provvedimento: non riteniamo giusto che lo Stato obblighi l’esercente a caricarsi di tutte le commissioni”;
Lo Stato può intervenire per abbassare o azzerare le commissioni?
“Le commissioni sono l’agio che richiede, legittimamente, chi gestisce il circuito elettronico. Come può il governo intervenire e imporre un tetto sulle commissioni? Ci sono le regole europee e diventa difficile. Dovrebbe essere il circuito bancario a farlo spontaneamente. Ma io penso che liberalizzare l’utilizzo del Pos vada proprio in questo senso”;
Si spieghi…
“Se un commerciante è libero di decidere se utilizzare o meno la moneta elettronica, è interesse di chi la gestisce abbassare il costo delle commissioni e renderlo sostenibile. Se lo imponiamo per legge, chi gestisce non ha alcun interesse ad abbassarle”;
Veniamo al tetto ai contanti. Cosa risponde alle critiche secondo cui favorisce la circolazione dei guadagni illeciti?
“Che il tetto al contante favorisca il nero è una leggenda. È vero il contrario. Se guardiamo i dati scopriamo che nel 2010, quando il tetto al contante era di 5mila euro, il tasso di evasione fiscale era il più basso dell’ultimo decennio. Questo perché se si limita la possibilità di spendere in contanti, chi vuole lo fa esclusivamente nei circuiti illegali. Più si alza il tetto al contante, più lo si fa entrare nel circuito in chiaro, quindi tracciare, fatturare”;
Sta dicendo che il circuito illegale persiste anche col tetto al contante, ma non viene registrato?
“Assolutamente. Chi si muove nell’illegalità, semplicemente se ne infischia del tetto al contante. Anche se mettessimo un limite a 100 euro, chi vuole spendere in contanti lo fa lo stesso, perché è una transazione illegale. C’è poi un altro tema: in Germania e in Austria esiste. Bisognerebbe uniformare in tutta l’Ue il tetto al contante. Il governo ha semplicemente imposto un limite facendo la mediana dell’utilizzo dei contanti concessi nell’Unione europea”;
Come risolvere la questione con la Corte dei conti, secondo cui la soglia dei 60 euro al Pos è incoerente con gli obiettivi del Pnrr?
“Non è incoerente. Il Pnrr ha come obiettivo incentivare la digitalizzazione dei pagamenti, ma non parla assolutamente di obbligo. Ritengo che sia una valutazione errata della Corte dei Conti. Anche Banchitalia adesso ha affermato che il provvedimento è in contrasto col Pnrr: non mi stupisce che un’entità partecipata dalle stesse banche che lucrano attraverso la moneta elettronica, la difenda: è scontato”.