Covid-19, l’Iss ha reso noti i dati dell’ultimo report fino al 18 ottobre lancia un ultimatum: italiani a casa

L’allarme rosso non è ancora scattato ma siamo molto vicini: lo dice il consueto report dsettimanale dell’ISS, riferito ai sette giorni dal 12 al 19 ottobre e diffuso nel tardo pomeriggio. Il dato più significatovo è quello relativo all’indice di contagio Rt calciooalto sulle persone positive ma asintomatiche: è salito a 1,5, ben oltre la soglia di guardia.
Una situazione complessivamente grave sul territorio nazionale, con la comoplicazione ultriore di una diffusione estesa e non più solo in alcune regioni. Sino diversi quindi i territori che rischiano di andare in sofferenza e per questo c’è solo un rimedio. “Fondamentale è che la popolazione rimanga a casa quando possibile e riduca tutte le occasioni di contatto con persone al di fuori del proprio nucleo abitativo che non siano strettamente necessarie”. Inoltre l’Istituto Superiore della Sanità sottolinea ancora una volta l’importanza di comportamenti individuali appropriati, con il rispetto delle misure igienico-sanitarie che ormai conosciamo bene, mascherine comprese.
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Secondo gli esperti quindi l’epidemia sta peggiorando rapidamente e per questo sono necessarie misure che limitino allo stretto necessario i rapporti umani e le interazioni fisiche. Il rischio, altrimenti, è quello che i presidi sanitari lovcali non possano reggere la pressione dei ricoverati.
Inoltre l’ISS sottolinea nel suo report come sia stata registrata l’impossibilità di tracciare in modo completo tutte le catene di trasmissione. Preoccupa anche l’aumento nel numero di persone ricoverate e, al tempo stesso, i degenti nei reparti e in terapia intensiva, soprattutto in alcune Regioni e Province Autonome sopra il 10%.
Esistono al momento almeno 7.625 i focolai attivi, dei quali 1.286 nuovi (nella precedente settimana eramo però 1.749 quelli nuovi). La maggior parte dei focolai, l’81,7%, continua a verificarsi in ambito domiciliare come se nessuno sia capace di arginarli. Aumentano anche i focolai che potrebbero essere cominciati in ambito scolastico, ma rappresentanop solo il 3,5% di tutti i nuovi i focolai. Ma “è tuttavia chiaro che le attività extra e peri-scolastiche possono costituire un innesco di catene di trasmissione laddove non vengano rispettate le misure di prevenzione previste” conclude l’ISS.