Beirut, due forti esplosioni: “Decine di morti e feriti, persone sotto alle macerie”

Due forti esplosioni a Beirut, nella zona del porto. Le immagini dei media libanesi mostrano le due grosse colonne di fumo levarsi verso il cielo della capitale. Le deflagrazioni a distanza di quindici minuti l’una dall’altra.

esplosione a Beirut

Potrebbero essere decine i morti e feriti coinvolti nelle due esplosioni che stanno seminando il panico a Beirut, come riferisce il ministro della Sanità libanese, Hamad Hasan. La stampa locale avanza l’ipotesi che potrebbe essersi verificato un incidente in un magazzino di fuochi d’artificio nella zona del porto.

Diversi edifici sarebbero stati investiti e pesantemente danneggiati dall’onda d’urto delle esplosioni. La Croce Rossa libanese parla di persone sepolte sotto alle macerie dei crolli. Il forte boato chiaramente udito a chilometri di distanza in tutta la città.

Joyce Karam, giornalista del quotidiano The National, riporta su Twitter che una delle due esplosioni sarebbe avvenuta vicino alla casa dell’ex presidente Sa’ad Hariri. Inoltre, la reporter ricorda che in questi giorni è atteso il giudizio del Tribunale speciale per il Libano sul caso dell’omicidio del padre del politico, l’ex-primo ministro Rafiq Hariri morto nel corso di un attentato nel 2005.

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Giornata di tensioni a Beirut, scontri e caos politico

In giornata, sempre a Beirut si sono verificati scontri tra polizia e manifestanti scesi in piazza per contestare i costanti blackout che lasciano quotidianamente interi quartieri della città senza fornitura elettrica.

La folla ha prima tentato di fare irruzione all’interno del ministero dell’Energia e poi si è radunata per presidiare il palazzo. Le richieste dei dimostranti sono le dimissioni del ministro Raymond Ghajar.

Soltanto nella giornata di ieri è stato nominato un nuovo ministro degli Esteri dopo l’allontanamento volontario di Nassif Hitti, che ha pubblicamente denunciato che il Libano si avvia verso un “fallimento di Stato“.

Il paese è in subbuglio anche perché il governo ha da tempo promesso riforme politiche e sociali, ma i negoziati in corso con il Fondo monetario internazionale sono fermi da maggio.