Alberto Angela racconta la sua disavventura in Africa, risalente al 2002: il dramma uno dei volti più amati della tv italiana
E’ uno dei personaggi televisivi più amati dagli italiani, che da decenni insieme a suo padre racconta le bellezze del mondo e divulga la conoscenza scientifica. Alberto Angela, oggi 58enne, in passato se l’è vista davvero brutta. Il conduttore tv, scrittore e paleontologo nato a Parigi, in un’intervista rilasciata al settimanale ‘DiPiù‘ ha raccontato la sua disavventura vissuta in Africa nel 2002. “Ho rischiato di essere ucciso quando ero in Niger, sono sequestrato e picchiato da dei criminali. Ho seriamente pensato di non poter più rivedere la mi famiglia”. I fatti risalgono a 18 anni fa, quando Angela si trovava nel Paese africano per girare una puntata del programma ‘Ulisse, il piacere della scoperta‘.
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Alberto Angela e il suo dramma: sequestrato e picchiato in Africa

Un’esperienza davvero drammatica per un personaggio che da molti anni intrattiene i telespettatori con programmi scientifici e culturali. Alberto Angela si trovava in Niger nel febbraio del 2002 per girare le riprese della sua trasmissione quando, insieme ad altri sei operatori è stato picchiato e rapinato da tre malviventi armati. Per fortuna la vicenda ha avuto un lieto fine, visto che nessuno è rimasto gravemente ferito, ma il ricordo di quell’esperienza è rimasto indelebile.
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“Abbiamo trascorso 15 ore da Arancia meccanica: siamo stati sequestrati, picchiati, derubati e minacciati di morte. Ci hanno rubato tutto quello che avevamo, è stata una tortura psicologica“. Attimi di terrore, che sembrano le scene di un film: “Eravamo su un percorso conosciuto, frequentato solitamente da turisti, che tutti ci avevano detto essere sicuro. In pieno deserto siamo stati attaccati da un veicolo con a bordo tre persone, armate di kalashnikov e pistole”. Per Angela l’avventura ha regalato anche un insegnamento: “Mi ha portato a riflettere molto sul valore delle vita e ad apprezzarla di più”.
Alberto Angela e il sequestro in Niger: “Quindici ore di incubo” https://t.co/45u59NGmjx
— Repubblica (@repubblica) April 23, 2020