Coronavirus, studio rivela: la vitamina D riduce rischio contagio

Il contagio da Coronavirus è molto veloce ed efficace. Come evitarlo? Secondo uno studio effettuato dall’Università di Torino, la vitamina D aiuta

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Coronavirus, vitamina D come aiuto per evitare contagio (Pixabay)

Il Coronavirus continua ad avanzare inesorabilmente, preoccupando l’intero pianeta. La devastante pandemia ha ormai raggiunto numeri catastrofici, mettendo in ginocchio tantissimi Paesi, compresa l’Italia. Nel nostro territorio i casi sono in continuo aumento, sicuramente anche a causa della velocità con cui il virus riesce a propagarsi. Ricercatori e studiosi stanno cercando, in ogni modo, di trovare un’arma per combattere il Covid-19. In attesa di trovare un vaccino, si sperimentano soluzioni alternative. Secondo uno studio effettuato dall’Università di Torino, la vitamina D sarebbe di grande aiuto per prevenire il rischio di contagio. Per arrivare a questa conclusione, i ricercatori hanno analizzato dati raccolti da alcuni pazienti ricoverati, che mostrano una grande prevalenza proprio di vitamina D. Questa solitamente è carente soprattutto negli anziani, che sono i soggetti maggiormente a rischio. Ovviamente non si tratta di una cura, ma di un aiuto per prevenire il contagio.

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Vitamina D, a cosa serve e come assumerla

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Quali cibi per assumere la Vitamina D? (Pixabay)

Lo studio effettuato da alcuni ricercatori dell’Università di Torino mostrano come, per prevenire il contagio da Coronavirus, la vitamina D possa essere un importante aiuto. Ma a cosa serve questo elemento nello specifico? Secondo diversi studi scientifici, il sistema immunitario è fortemente influenzato dalla presenza o meno di quest’ultima, che lo rende più sicuro e inattaccabile. Inoltre, aiuta a prevenire infezioni respiratorie, proprio come il Coronavirus. Per compensare una carenza da vitamina D, è importante innanzitutto esporsi alla luce solare stando su balconi o terrazze. Utile anche assumere cibi ricchi di questo elemento, come pesci e formaggi grassi, burro, uova, funghi e carne di fegato. È possibile anche somministrarla per via endovenosa, ma solo per pazienti già ricoverati.

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