Il recente voto in Gran Bretagna e la larga maggioranza ottenuta dai Conservatori rappresentano uno scenario politico assai distante da quello che avviene in Italia
“Potenziale effetto emulazione“, potrebbe essere questa la sintesi estrema dei possibili effetti, in Italia, del recente voto nel Regno Unito, che ha consegnato una larga maggioranza di governo al partito conservatore di Boris Johnson che ora si appresta a completare la Brexit con l’uscita dall’Unione Europea dal 2020. Dicevamo dell’Emulazione. Brexit, a parte, infatti, la tornata elettorale d’oltremanica – stando alle dichiarazioni di qualche politico (Meloni e Salvini su tutti) e non solo – può rappresentare un esempio da seguire anche in Italia per sbloccare un’empasse governativa che ormai si protrae da anni.
Boris Johnson e i suoi si ritrovano al Governo del Regno Unito con la maggioranza assoluta e un equilibrio parlamentare stabile senza la prospettiva di un governo di coalizione da attuare, magari, con partiti di diverso credo politico. Come è accaduto tutto questo ? Semplicemente dando la parola agli elettori che hanno premiato il leader dei Tories con una percentuale di suffragi che non si raggiungeva dai tempi della Thatcher. Elezioni anticipate, peraltro, scaturite dopo mesi di mancati accordi sull’attuazione della Brexit e ad appena due anni da quelle del 2017, anticipate anch’esse rispetto alla fine della legislatura.
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Una prospettiva, quella delle elezioni anticipate, che in Italia non si intravvede all’orizzonte, nonostante le ricorrenti e stancanti dispute tra le forze al governo (M5S e PD) con il Premier Conte impegnato su più fronti per trovare una sintesi su provvedimenti e misure (MES e Legge di Bilancio su tutti) sui quali la maggioranza si è spaccato, minacciando in più di un’occasione la crisi dell’esecutivo. Problemi quelli di governo che si sommano ad altre situazioni di difficile soluzione, su tutti i possibili esuberi all’Ilva di Taranto che rischia la chiusura e il recente commissariamento della Banca Popolare di Bari con i possibili rischi per i risparmiatori.
Un Governo stabile per l’Italia
Cosa fare dunque ? L’instabilità di governo è ormai una costante della nostra storia. L’Italia è il paese con più crisi di governo dal 1970 a oggi, un primato che è proseguito anche nella cosiddetta seconda repubblica. La domanda che, dunque, le elezioni del Regno Unito ci consegnano è se e quanto, davvero, potrebbe servire un Governo stabile all’Italia.
Una prospettiva, quella della stabilità, che non può prescindere da una maggioranza coesa e da una scelta sacrosanta degli elettori, quest’ultima, spesso ostacolata da una legge elettorale laboriosa e di difficile interpretazione. Stabilità e maggioranza che, peraltro, sono sinonimi di continuità, quella che serve per attuare riforme e quantomeno arginare lo spettro di una crisi ricorrente e paralizzante che mina ogni tentativo di ripresa e di superamento della disaffezione nei confronti di politica e partiti.
Citavamo all’inizio, l’emulazione. Beh, il risultato delle elezioni nel Regno Unito, sembra l’attuazione pratica di quanto contenuto nel Rapporto sulla situazione sociale del Paese, recente indagine statistica pubblicata dal Censis nella quale ben il 48% degli intervistati si è dichiarato a favore dell’ascesa di un uomo forte al potere di fronte a un sistema politico che non decide, o decide senza produrre effetti. Del resto, inevitabili obiezioni a parte e possibili derive autoritarie, cos’è questa se non una richiesta di stabilità politica.? Idee, ipotesi e opinioni che si scontrano però con la realtà dei fatti. Anche quest’anno, infatti, un governo stabile non sarà il regalo di Natale per gli italiani. Non resta che attendere … il prossimo.
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