Il padre può avere l’affidamento del minore se la madre è troppo permissiva. Questo è quanto stabilisce la Cassazione

I casi di affidamento dei minori sono da sempre molto delicati, sia per le controversie tra i genitori, sia soprattutto per la psiche del bambino. Decidere chi debba averne la custodia, è un passo fondamentale che può segnare la vita del giovane, fin dai primi anni.
Normalmente, dopo una separazione, siamo abituati a vedere la madre prendersi cura del figlio, con il papà che paga gli alimenti e può avere degli incontri settimanali con il piccolo. Questa però non sempre costituisce la prassi comune. Ad esempio vogliamo raccontarvi la storia di una bambina affidata dopo una sentenza di Cassazione, alla custodia del papà, poichè la mamma era definita troppo permissiva e poco stabile dal punto di vista emotivo. Ovviamente quando un giudice prende in esame situazioni del genere, ci sono diversi aspetti da mettere sotto la lente di ingrandimento. Nel caso specifico, il rapporto che la bambina aveva con il padre, proprietario di un agriturismo assieme ai genitori, consentiva alla stessa una crescita più stabile e meno influenzata dagli alti e bassi psicologici della mamma. Inoltre nonostante secondo decreto, la collocazione del minore sarebbe da favorire nei confronti della madre, anche con un cambio di residenza di quest’ultima, come in questa storia, il bene supremo resta sempre “l’interesse del minore“. La signora aveva infatti presentato ricorso proprio sulle basi del decreto e delle precedenti esperienze in materia, ma la Cassazione ha respinto il tutto. Vediamo perchè.
Il padre può avere l’affidamento se la madre è troppo permissiva: La sentenza della Cassazione
L’ordinanza di Cassazione N.30191/2019 ha rigettato il ricorso adducendo quanto segue: “In tema di affidamento dei figli è orientamento consolidato di questa Corte che il giudizio prognostico che il giudice, nell’esclusivo interesse morale e materiale della prole, deve operare circa la capacità dei genitori di crescere ed educare il figlio nella nuova situazione determinata dalla disgregazione dell’unione, va formulato tenendo conto, in base ad elementi concreti, del modo in cui i genitori hanno precedentemente svolto i propri compiti, delle rispettive capacità di relazione affettiva, attenzione, comprensione, educazione e disponibilità ad un assiduo rapporto, nonché alla personalità del genitore, delle sue consuetudini di vita e dell’ambiente sociale e familiare che è in grado di offrire al minore, fermo restando, in ogni caso, il rispetto del principio della bigenitorialità, da intendersi quale presenza comune dei genitori nella vita del figlio, idonea a garantirgli una stabile consuetudine di vita e salde relazioni affettive con entrambi, i quali hanno il dovere di cooperare nella sua assistenza, educazione ed istruzione”.
In linea di massima al di là di essere troppo permissivi o meno, quello che conta veramente è la possibilità di offrire ai nostri bambini un futuro certo e il più possibile conforme alle loro aspettative, anche se questo ci costringe a doverci allontanare o separare momentaneamente da loro.