Covid, Conte: “Mi aspetto Rt in discesa e più regioni arancioni”

Covid, parla Conte: il Premier, intervistato dal Tg5, crede che già domani i dati sul contagio saranno migliori permettendo più libertà

Giuseppe Conte
Covid, Conte: “Mi aspetto Rt in discesa” (Getty Images)

Dopo settimane di chiusure e divieti, l’Italia torna a rialzare la testa. Ne è convinto il Premier, Giuseppe Conte, che ai microfoni del Tg5 confessa le sue attese. Perché la gironata di venerdì è diventata quella dei conteggi e delle decisioni, ma il 27 novembre potrebbe essere buono per cambiare.

Mi aspetto un RT che è arrivato all’1, sarebbe un segnale importante della riduzione del contagio. E mi aspetto anche – spiega Conte – che molte regioni che ora sono rosse diventino arancioni o gialle. Sarebbe un bel segnale”. Un primo passo verso il ritorno alla normalità anche se in realtà ci saranno ancora poche concessioni.

Lo spiega chiaro il Presidente del Consiglio: agli italiani chiederà ancora di fare un po’ di sacrifici e di non sprecare tutti i progressi per volere un Natale normale. Altrimenti il rischio di una terza ondata di pandemia a gennaio è certo, anche se è orgoglioso di come gli italiani hanno saputo reagire.

Conte ha anche parlato dell’attuale quadro politico riconoscendo a Berlusconi di avere il giusto approccio per cercare il dialogo. Infime il capitolo ‘Recovery Fund’: “Sono convinto che anche Polonia e Ungheria supereranno il veto, è nel loro interesse così come è nel loro interesse il via libera al bilancio”.

Covid, governo e Regioni alla ricerca di un compromesso ma le scuole restano chiuse

scuola sciopero
Le scuole resteranno chiuse almeno fino al 7 gennaio (Pixabay)

Oggi intanto nuovo incontro tra governo e Regioni per trovare una quadratura su molti temi caldi. L’idea della ministra Azzolina di riperire le aule il 9 dicembre, dopo la festa dell’Immacolata, per le medie e i licei rimarrà solo sulla carta. Quasi tutti i governatori hanno chiesto di riaprire solo il 7 gennaio e così sarà.

Le regioni del Nord invece hanno chiesto al governo un’eventuale chiusura delle frontiere nel caso di divieto per la riapertura degli impianti da sci. In effetti abnche imn questo casi, almeno fino a gennaio di riaprire non se ne parla.

Il ministro Boccia ha anche parlato del Natale e in particolare delle messe alla vigilia: “:Lo dico da cattolico: seguire la messa due ore prima o far nascere Gesù bambino due ore prima non è eresia. Eresia è non accorgersi dei malati, delle difficoltà dei medici, della gente che soffre”.

Rimane da decidere il numero di persone che potrebbero sedersi a tavola per cenoni e pranzi: si va da un minimo di 6 ad un massimo di 10. Sul tavolo anche l’ipotesi di chiudere i negozi alle 22 e spostare il coprifuoco alle 23. Una decisone definitiva dovrebbe arrivare la prossima settimana in modo da predisporre il nuovo Dpcm Natale.