Attualmente 8 giovani su 10 si sentono più italiani che europei, ma ciononostante quasi l’80% di loro si definisce “figli d’Europa”.
Va bene viaggiare e studiare liberamente, ma la gestione dei migranti ed i vincoli economici e di dipendenza dell’Italia no, proprio non vanno. Sono particolari dinamiche emerse nell’ambito di un sondaggio effettuato dal portale Skuola.net. Il campione di riferimento è di 3.100 ragazze e ragazzi tra i 13 e i 29 anni intervistati in vista delle ormai imminenti elezioni dell’8 e 9 giugno.
Tra le statistiche interessanti diffuse dal portale la crescita del tasso di europeismo man mano che si riduce l’età. Tra i 13 e i 17 anni, infatti, ben l’85% si cala convintamente nelle vesti di cittadino europeo. Tra i più grandi si comincia ad avvertire un parziale arretramento da questa posizione: tra i 18-29enni ci si ferma al 72% di “europeisti”. E dunque: quali aspetti spingono a credere i giovani che i confini “allargati” siano un vantaggio?
Tre aspetti su tutti: la possibilità di poter liberamente viaggiare tra i Paesi membri (per il 43% degli intervistati), il poter contare di più a livello internazionale (21%) e la possibilità di studiare senza troppi vincoli nelle università di gran parte d’Europa (16%). Molto meno rilevanti sembrano essere fattori come la moneta unica o norme simili nei vari Paesi.
E le critiche invece? Tra gli aspetti che piacciono di meno in assoluto salgono infatti i vincoli economici a cui deve sottostare il nostro Paese per poter far parte della Unione Europea (40%), la gestione dei migranti (25%) e la dipendenza dell’Italia da nazioni più forti (19%) su molti risvolti della politica comunitaria.
Su cosa di dovrebbe concentrare maggiormente la prossima legislatura Ue? Cinque le priorità dei giovani su tutto: il lavoro, l’ambiente, la difesa comune, le politiche migratorie e i diritti civili in quest’ordine. Quindi bisognerebbe aumentare occupazione e salari, occuparsi della transizione ecologica, di pace e sicurezza.
Da ricordare che per la prima volta voteranno per eleggere i 720 membri della prossima legislatura europea anche ragazzi di 16 e 17 anni. Ma non in Italia. L’età di voto è fissata a 16 anni in Belgio, Germania, Malta e Austria e a 17 anni in Grecia. In tutti gli altri Paesi per votare bisogna avere 18 anni. In questa tornata elettorale, in virtù dei cambiamenti demografici che hanno interessato l’Europa a partire dal 2019, data delle ultime elezioni, saranno 720 i seggi da riempire e non più 705 come cinque anni fa (751 nelle elezioni pre-Brexit). Francia, Spagna e Paesi Bassi avranno due eletti in più, mentre Austria, Danimarca, Polonia, Belgio, Finlandia, Slovacchia, Irlanda, Slovenia e Lettonia potranno contare su un seggio in più.
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