Alla Corte d’Assise di Milano, Alessandro Impagnatiello risponde alle domande delle avvocate che lo assistono.
Il trentunenne imputato di omicidio volontario pluriaggravato, occultamento di cadavere e procurato aborto per l’uccisione della compagna Giulia Tramontano, ha dichiarato: “Non penso di essere pazzo, ho sperato di esserlo”.
Giulia Tramontano è morta con 37 coltellate la sera del 27 maggio dell’anno scorso nella casa di Senago nella quale viveva con Alessandro Impagnatiello. Era incinta e dopo poche settimane avrebbe dato alla luce il suo bambino.
Il trentunenne ha risposto alle domande delle sue avvocate, Giulia Gerardini e Samanta Barbaglia, nell’ambito dell’udienza del processo per la conclusione dell’esame e dei consulenti psichiatrici di parte. E alla domanda su come mai a metà gennaio avesse deciso di raccontare per la prima volta a Giulia della relazione con un’altra ragazza, ha dichiarato: “Le confessai di avere una doppia relazione, un tradimento”, riporta Rainews.it.
Ma fu l’ennesima bugia, racconta: “Non venne raccontato dettagliatamente, ma con una storia molto fantasiosa e inventata nei dettagli”. Secondo i consulenti psichiatrici di parte, Impagnatiello è un uomo con disturbi “narcisistici, ossessivi, paranoidei”. Si sentiva “onnipotente con in pugno la quotidianità”, ma poi improvvisamente si trovò ad essere “fragile, in balia delle due” donne, che alla fine scoprirono le sue “bugie a raffica” e le “manipolazioni”.
A distanza di poco più di un anno, l’imputato ha ammesso di aver raccontato tante menzogne: “Non ero abituato a farlo di continuo”. Si sentiva “un vaso saturo” di bugie, che sentiva di dover svuotare: “Ammisi a Giulia il tradimento per svuotarmi da qualcosa che mi mangiava dentro”.
Sui social, mentre in Tribunale si tiene l’udienza, Loredana Femiano, la madre di Giulia Tramontano, ha pubblicato una storia dedicata alla figlia: “Il mondo già non è stato un posto giusto e all’altezza di queste due vite. In tutto questo orrore però, ora è tempo che sia fatta giustizia e la giustizia in questo caso è una pena esemplare”.
Nei messaggi successivi, la donna continua a chiedere giustizia e decida un messaggio alla figlia: “Cara Giulia, non è più tempo di orrore, non è più tempo di bugie, di egoismo di cattiveria. Chiunque ti abbia incrociato nel percorso di vita, conserva oggi un dolce ricordo che resterà un segno indelebile nella sua anima”.
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