Un protocollo che si chiama “Accordo tecnico-operativo per gli interventi connessi con il fenomeno dell’immigrazione clandestina via mare.” È questo il documento che fissa le regole d’ingaggio per la Guardia Costiera e che, nei fatti, ha impedito il soccorso ai migranti durante il terribile naufragio di Cutro. A raccontarlo, in un’intervista a Repubblica, è il comandante della Capitaneria di Crotone Vittorio Aloi. Il protocollo è stato firmato il 14 settembre del 2005 dall’allora ministro dell’Interno, Giuseppe Pisanu (premier Silvio Berlusconi).
Nel marzo 2019, ministro dell’Interno era Matteo Salvini. Fu lui a chiedere ai vertici delle forze dell’ordine di “attenersi scrupolosamente alle indicazioni operative al fine di prevenire l’ingresso illegale di immigrati su territorio nazionale.” La Guardia Costiera, stanti le regole del dipartimento di pubblica sicurezza, è chiamata a intervenire solo se si apre un evento Sar. Questo è il motivo per cui, nella notte tra il 25 e il 26 febbraio, le motovedette non sono partite per il soccorso. Perché di fronte alla segnalazione di Frontex di un natante in “buone condizioni di navigabilità” le regole d’ingaggio prevedono che debba scattare un’operazione di polizia. Non solo: i mezzi interessati, in questo caso quelli della Guardia di Finanza, devono limitarsi “ad assicurare il monitoraggio del natante.”
Naufragio di Cutro: il documento sarà presentato in procura
Il documento sarà presentato oggi in procura dagli avvocati che rappresentano le famiglie delle vittime. L’avvocato Francesco Verri ha spiegato che “abbiamo preparato una memoria per la procura basata sui fatti noti e sul diritto del mare. Stiamo chiedendo agli inquirenti di accertare se e in quale misura queste direttive su carta intestata del ministero dell’Interno abbiano ispirato le decisioni assunte nella tragica notte di domenica 26 febbraio. Perché queste indicazioni sono in contrasto con tutte le norme vigenti: convenzioni e consuetudini internazionali, leggi dell’Unione Europea, raccomandazioni del Consiglio d’Europa, disposizioni nazionali, diritto vivente.”