
Un’altra tragedia si è consumata in mare, questa volta in acque libiche. Un barcone alla deriva è naufragato con a bordo 47 migranti per il quale la Ong Alarm Phone aveva lanciato un allarme nella notte dell’11 marzo, segnalando la situazione al Centro Nazionale di coordinamento del soccorso marittimo di Roma, a quello maltese e a quello libico.
Diverse persone sono annegate, mentre altri sopravvissuti sono stati soccorsi da un mercantile. Per la precisione, 17 persone sono state salvate, altre 30 sono disperse. L’imbarcazione si trovava in area Sar libica a circa 100 miglia dalle coste libiche.
Alarm Phone ha accusato l’Italia di aver ritardato consapevolmente i soccorsi, ma il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha ribadito: “No a strumentalizzazioni. I nostri uomini non lasciano nessuno in mare senza soccorso“.
Guardia Costiera: “Siamo intervenuti anche se fuori dalla Sar italiana”
La Guardia Costiera ha spiegato cosa è successo: “Diciassette persone sono state tratte in salvo, trenta i dispersi” e ha sottolineato: “Siamo intervenuti anche se fuori dalla Sar italiana, gli altri erano inattivi”.
E mentre il numero delle vittime del naufragio di Cutro continua a salire, arrivano a 78 (32 minori, di cui 23 bambini di pochi mesi fino ai 12 anni), gli 007 italiani lanciano un allarme sulle partenze dalla Libia. Oltre 685mila migranti sarebbero pronti a imbarcarsi per raggiungere l’Italia. La cifra è emersa nel report sull’immigrazione settimanale, che viene inviato al governo.
Intanto sta per partire l’esame del nuovo decreto migranti in Senato, varato dal Consiglio dei ministri a Cutro. Mercoledì dovrebbe essere inviato alla Commissione Affari costituzionali.