
In un solo giorno sono stati ritirati 42 miliardi di dollari dai conti correnti della Silicon Valley Bank, pari a oltre un quarto del totale. Per questa ragione le autorità della California l’hanno chiusa: è fallita.
Il fenomeno si chiama bank run, ovvero la corsa al ritiro dei propri conti in un periodo di tempo relativamente breve, ed ha spinto la Federal Deposit Insurance Corporation, che gestisce i depositi sui conti correnti, a chiudere l’accesso ai clienti ed assumere il controllo del gruppo.
Si tratta della prima banca della Fdic a fallire. L’istituto ha circa 209 miliardi di dollari di asset e 175,4 miliardi di depositi, ed era la sedicesima banca americana per dimensione patrimoniale.
Questo evento ha causato timori in Europa che anche altre banche falliscano. Qui infatti, le Borse hanno registrato un venerdì nero.
Ma cosa è successo alla Silicon Valley Bank?
La Silicon Valley Bank era una banca specializzata prevalentemente nel finanziamento delle start-up. La sua strategia era raccogliere depositi da imprese finanziate tramite capitale di rischio.
L’istituto si è ingrandito anche nel settore bancario e finanziario degli stessi venture capitalist e ha aggiunto vari servizi per mantenere i clienti. Nel 1896 si è fusa con National InterCity Bancorp, e nel 1988 ha portato a termine la sua Ipo per lo sbarco in borsa, raccogliendo 6 milioni di dollari. Nel 1991 si è internazionalizzata con il lancio delle società Pacific Rim e Trade Finance.
La Silicon Valley Bank però, negli ultimi tempi ha registrato numerose perdite negli investimenti. Quindi ha deciso a sorpresa di emettere 2,25 miliardi di azioni per rafforzare il capitale. Ma la reazione dei mercati e degli operatori ha fatto subito intuire la difficoltà nel raggiungere gli obiettivi.
La giornata di ieri è stata difficile per la Borsa di Milano, che ha chiuso in zona negativa dell’1.55%. Le banche sono arrivate a cedere fino al -4,58%.
Secondo il Sole 24 Ore, Silicon Valley Bank potrebbe essere stata penalizzata dalla svalutazione dei bond in portafoglio causata dall’aumento dei tassi di interesse avviato a marzo dalla Federal Reserve e ancora in corso. Gli investitori temono il rischio contagio sul settore finanziario.