
In occasione della Giornata internazionale delle donne, l’8 marzo, abbiamo intervistato Francesca Fadda, operatrice dell’Associazione Ananke, centro antiviolenza di Pescara che aderisce alla Rete Nazionale 1522 e a Dire.
Il centro accoglie le donne che decidono di uscire dalla situazione in cui si trovano e anche di sensibilizzazione, promozione e formazione al tema della violenza di genere. Promuove attività di prevenzione nelle scuole. “A noi non piace che le donne vengano chiamate vittime di violenza, noi non le chiamiamo mai così”, dichiara Fadda.
Come le chiamate?
“Sono donne che hanno scelto di intraprendere un percorso di fuoriuscita dalla violenza. Nel linguaggio comune c’è un carnefice e c’è una vittima. Nel nostro centro invece, le consideriamo persone più coraggiose di noi che hanno deciso di mettersi allo scoperto ed entrare in relazione in un contesto di donne che si aiutano”;
Secondo il report Donne vittime di violenza del Viminale, nel 2022 sono aumentati i femminicidi rispetto al 2019 e si registra anche un incremento delle violenze sessuali. Com’è la situazione nella vostra associazione?
“Nel nostro centro la percentuale dei casi di violenza sessuale è minore rispetto a quella psicologica ed economica. Secondo i dati che abbiamo fornito il 25 novembre, nel 2022 si sono rivolte a noi 30 donne per stalking, 131 per violenza psicologica, 96 per violenza fisica, 67 per violenza economica, 29 per violenza sessuale”;
Come aiutate le donne che si trovano in una situazione di assoggettamento economico da parte dell’uomo?
“Puntiamo tanto sull’autonomia a livello economico e lavorativo. Le aiutiamo a trovare una casa propria, che inizialmente può essere una casa rifugio, per poi prendere una casa in affitto”;
Come affrontate i casi di violenza psicologica?
“Quando una donna si rivolge al nostro centro decidiamo insieme se intraprendere un percorso psicologico, dopo i primi contatti con le operatrici di accoglienza. L’aiuto da questo punto di vista può durare più o meno a seconda delle necessità. La violenza psicologica si inserisce nel sistema anche culturale del fenomeno. Può essere semplice assoggettamento, ma anche qualcosa di più grave e pericoloso, fino a limitare la libertà”;
Nel report del Viminale si registra una diminuzione degli atti persecutori e i maltrattamenti in famiglia.
“Come detto, nel 2022 abbiamo accolto nel nostro centro trenta donne per stalking. I dati relativi a questo fenomeno potrebbero essere calati perché ci sono stati passi in avanti a livello giuridico. Nel caso dei maltrattamenti in famiglia, nel nostro caso il dato è residuale”;
Sulla base dell’esperienza dell’Associazione Ananke, può dire che Codice Rosso ha funzionato?
“Per noi Codice rosso ha ancora lacune da colmare. Tra le cose che non hanno funzionato c’è l’obbligo di denuncia. Invece ha funzionato la sensibilizzazione sul territorio, per quanto riguarda le forze dell’ordine e di tutta la rete della sicurezza. E sulla base della nostra esperienza, hanno funzionato anche i provvedimenti di allontanamento che sono una misura utile quando facciamo il piano di emergenza della donna”;
Qualche passo in avanti sembra arrivare, ma la strada verso la parità di genere è ancora lunga. Cosa manca?
“Dal punto di vista culturale siamo molto arretrati anche rispetto ad altri Paesi, anche da punto di vista della parità salariale. Lavoriamo tanto, come tutte le associazioni italiane che si occupano di questo fenomeno. Però ogni giorno è una lotta perché facciamo passi indietro da gigante. Ad esempio, abbiamo una presidente donna, ma si fa chiamare con l’appellativo maschile. Portiamo avanti studi e petizioni – siamo in rete anche con l’associazione Giulia (giornaliste unite libere autonome ndr.) – per parlare di come trattare la violenza. La vittimizzazione non ci piace. Quello in cui crediamo è il cambio culturale, anche sulle nuove generazioni, e anche se non è molto semplice. Trattare i generi in modo diverso in una società moderna, è sconvolgente. Ma fa parte di una cultura maschilista e patriarcale che ci pervade, pensiamo all’Iran o all’Afghanistan. Ed è forte anche in Italia, in tutti i ceti sociali, razze ed età”.