
La grande riforma del fisco sarà avviata a marzo. Il viceministro dell’economia Maurizio Leo ha confermato che la legge delega arriverà in Cdm la prossima settimana: “Siamo alle battute finali per poi avviare una riforma strutturale”, ha dichiarato.
L’intenzione del governo Meloni è “riordinare tutto il sistema tributario”, cominciando dal rendere “coerente il nostro ordinamento con quelle che sono le regole Ue e internazionali”.
Dopodiché si penserà a “intervenire sui singoli tributi”: tra questi, le aliquote dell’Irpef che passeranno da quattro a tre, e Ires e Iva, oltre che tributi minori che secondo Leo “si possono anche eliminare”.
Si parla anche di un intervento sui procedimenti di accertamento, e sulla semplificazione.
Grande riforma del fisco: effetti in busta paga
Per dire se ci saranno aumenti in busta paga dopo la riforma del fisco, si dovrà attendere la bozza del testo. Certo è che la rivisitazione delle aliquote dell’Irpef che passeranno da 4 a 3 e la rimodulazione delle detrazioni fiscali, porterà sicuramente a dei cambiamenti sostanziali.
Il governo guarda soprattutto al ceto medio-basso, cioè i redditi che vanno dai 15 ai 50mila euro. Le strade, come riporta il Corriere della Sera, potrebbero essere due. Una prevede l’accorpamento del secondo e terzo scaglione del reddito, aumentando l’aliquota per queste due fasce (23%, 27% e 43%, per un costo di circa 10 miliardi). L’altra ipotesi invece, è sempre ridurre gli scaglioni a tre, spalmando il ritocco su tutte le fasce di reddito. La terza aliquota aumenterebbe di 6 punti percentuali (23%, 33% e 43%) l’impatto sulle casse dello stato sarebbe di circa 6 miliardi di euro.
Interventi per imprese e flat tax
Il viceministro Leo ha anche detto che nella riforma sono previsti incentivi alle imprese per le assunzioni. “Quello che pensiamo di fare è ridurre la tassazione, per esempio l’Ires, laddove l’impresa assuma coloro i quali hanno percepito il rdc, gli ultracinquantenni, le donne. Oppure, qualora si facciano investimenti più innovativi come il 4.0, il patent box, la ricerca e sviluppo”.
Al vaglio anche un concordato biennale per le piccole aziende. Il Fisco calcolerà l’imposta e se l’azienda l’accetterà, non avrà controlli per due anni. Se fatturerà di più, l’eccedente non sarà tassato. Le aziende più grandi invece, dovranno negoziare col Fisco, come previsto da una norma del 2015.
Toccherà poi anche alla Flat tax incrementale, probabilmente al 15% sui redditi aggiuntivi dichiarati rispetto all’anno precedente o all’anno in cui si è dichiarato di più negli ultimi tre.
Dove saranno recuperate le risorse
Il viceministro Leo ha spiegato che il governo intende recuperare le risorse dalle tax expenditures, cioè gli sconti fiscali che riducono l’imponibile tassabile. Si tratta delle detrazioni sui mutui, quelle sanitarie, le spese del veterinario. Si tratta di soldi che potrebbero aiutare la riduzione delle aliquote e questo potrebbe causare un peggioramento della pressione fiscale su chi ne gode. Un’ipotesi sul tavolo parla di un taglio che potrebbe non essere fatto dallo Stato, ma dal contribuente, che potrebbe scegliere quali detrazioni mantenere e a quali dire addio, in base a una cifra stabilita entro cui dovrà rimanere.