
Le posizioni dell’infettivologo Matteo Bassetti e quella del microbiologo e senatore Pd Andrea Crisanti sono divergenti sulla questione della gestione della pandemia. Seppur nel rispetto reciproco, i due hanno spiegato le loro posizioni ai microfoni di Lucia Annunziata, durante il programma Mezz’ora in più.
Crisanti è il consulente della Procura nell’ambito dell’inchiesta terminata nei giorni scorsi che si è conclusa con 19 indagati. “Mai come ora mi sono reso conto che il prezzo dell’integrità è la solitudine”, ha spiegato il neosenatore, che ha aggiunto che dopo la notizia della chiusura delle indagini, nessuno del suo partito l’ha contattato.
Nessuna interlocuzione è avvenuta nemmeno con l’ex ministro della Salute Roberto Speranza, indagato insieme con l’ex premier Giuseppe Conte, il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana e l’ex assessore regionale al Welfare Giulio Gallera.
Inchiesta Covid, Crisanti: piano pandemico non letto nelle prime settimane
“Ci sono Paesi che hanno fatto benissimo come la Corea del Sud, il Giappone, l’Australia, la Nuova Zelanda e il Vietnam. Allora c’è da chiedersi, perché questi hanno fatto così bene e noi così male? La ragione fondamentale è perché questi Paesi avevano le conoscenze tecnico-scientifiche adeguate, perché ogni anno devono affrontare malattie epidemiche gravi”. Sono le parole di Crisanti, che precisa che al centro della sua consulenza non c’è un atto di accusa: “era una perizia richiesta dalla Procura, non un atto di accusa”.
Secondo il senatore Pd, il piano pandemico, anche se non aggiornato, esisteva nel 2020 e i vertici del Ministero non l’avrebbero neppure letto per alcune settimane.
Dall’altra parte c’è invece l’infettivologo Matteo Bassetti, che è decisamente più prudente rispetto alle chiusure ad oltranza e perplesso sulle eventuali responsabilità, soprattutto se accertate in via giudiziaria.
Inchiesta Covid, Bassetti: “Si navigava in un mare in tempesta”
“A fine febbraio inizio marzo 2020 eravamo tutti impegnati a fare del nostro meglio, in quel momento qualsiasi scelta era presa al buio. Se si deve pensare a un processo per quei giorni non può che essere fatto al virus. Qualsiasi scelta fu presa in buona fede, nell’interesse della popolazione”, spiega Bassetti, aggiungendo che “si navigava in un mare in tempesta. O siamo tutti innocenti o siamo tutti colpevoli Non si può giudicare quanto successe con gli occhi di adesso”.
A questa affermazione Crisanti ha risposto: “Dire “siamo tutti assolti, va tutto bene” secondo me significa aprire la strada a una situazione di impreparazione la prossima volta. Chiudere gli occhi davanti a un disastro, significa aprire la strada a un altro disastro”.
Bassetti invece, ritiene che non possa essere fatto un processo a posteriori: “Io non credo che l’Italia sia stata tra i Paesi peggiori ad affrontare il problema. Poi, perché si parla solo dei morti di Bergamo? I morti ci sono stati anche a Genova, Bologna, Roma. Eravamo davanti a un virus nuovo: non facciamo questo esercizio giustizialista dove bisogna per forza trovare il colpevole”.
Piano pandemico, Bassetti: “Fermo al 2006, guardare ai tanti ministri che si sono succeduti”
E sul piano pandemico, l’infettivologo spiega: “Avevamo un piano pandemico fermo al 2006. Se dobbiamo indagare, bisogna guardare ai tanti ministri che si sono succeduti negli anni senza rivederlo. Non sono mai stato tenero né con Speranza né con Conte, ma non mi sembra questo il modo migliore di leggere la pandemia”