Cospito, l’Onu all’Italia: “Rispetti umanità della pena”

L’Alto Commissariato per i Diritti Umani ricorda al governo italiano di rispettare gli standard internazionali su dignità del detenuto e umanità della pena. In particolare: gli articoli 7 e 10 del Patto Internazionale in relazione alle condizioni detentive

Cospito, la lettera dell'Onu

L’Italia rispetti la dignità e l’umanità di Alfredo Cospito, l’anarchico detenuto in regime di 41bis nel carcere do Opera. In sciopero della fame da ormai 135 giorni. A richiederlo è l’Alto Commissariato per i Diritti Umani dell’Onu. Richiesta giunta il primo marzo e notificata alla rappresentanza del governo italiano a Ginevra e al legale difensore di Cospito, Flavio Rossi Albertini. Fu lo stesso avvocato, il 25 febbraio scorso – dopo il rigetto del ricorso per Cospito in Cassazione – a inoltrare comunicazione individuale alla Commissione Diritti Umani. Denunciando le condizioni detentive del suo assistito.

In attesa della decisione sul merito della petizione individuale presentata per Alfredo Cospito – fanno sapere in un comunicato il legale e il presidente di A buon diritto Luigi Manconi – il Comitato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite ha deciso di applicare una misura provvisoria che consiste nel richiedere all’Italia di assicurare il rispetto degli standard internazionali e degli articoli 7 (divieto di tortura e trattamenti o punizioni disumane o degradanti e divieto di sottoposizione, senza libero consenso, a sperimentazioni mediche o scientifiche) e 10 (umanità di trattamento e rispetto della dignità umana di ogni persona privata della libertà personale) del Patto internazionale sui diritti civili e politici in relazione alle condizioni detentive di Alfredo Cospito.

Cospito, l’avvocato Albertini: “Nonostante richiesta Onu, nessuna iniziativa da parte del Ministero”

Eppure, nonostante la richiesta da parte dell’Onu, “per ora nessuna iniziativa è stata assunta dal ministro della Giustizia per revocare o quantomeno migliorare la condizione detentiva di Cospito. Rappresenterebbe un grave precedente se la decisione adottata dal Comitato rimanesse lettera morta, se l’Italia emulasse l’indifferenza dimostrata per l’Onu dai regimi autocratici”. È quanto affermano Albertini e Manconi, che continuano: “Le misure urgenti – ricordano – vengono adottate dal Comitato quando sussiste il rischio imminente per la tutela dei diritti essenziali della persona e al fine di evitare danni irreparabili al ricorrente nelle more della decisione finale del Comitato. Il danno irreparabile sarebbe ad esempio la morte di Alfredo Cospito durante la detenzione.”