Inchiesta Covid, familiari delle vittime a iNews24: “Ci aspettiamo che si vada a fondo, nessuno ci ha mai chiesto scusa”

Cassandra Locati (Foto di Facebook/Cassandra Locati), camion militari carichi di Bare a Brescia a inizio pandemia Covid-19 (Foto di Ansa Foto)
Cassandra Locati (Foto di Facebook/Cassandra Locati), camion militari carichi di Bare a Brescia a inizio pandemia Covid-19 (Foto di Ansa Foto)

Cassandra Locati, presidente dell’associazione #Sereniesempreuniti – Familiari delle Vittime Covid-19, ai nostri microfoni commenta la notizia della chiusura dell’inchiesta della Procura di Bergamo che vede indagate 19 persone, tra cui Giuseppe Conte, l’ex ministro della Salute Roberto Speranza, il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, l’ex assessore della Sanità lombardo Giulio Gallera.

#Sereniesempreuniti – Familiari delle Vittime Covid-19 è un’associazione no profit nata il 5 dicembre 2021. Conta un centinaio di iscritti in tutta Italia. Molti di loro hanno fatto richiesta di risarcimento danni e aspettano l’udienza al Tribunale di Roma che sarà celebrata il 24 maggio 2023.

Come avete reagito alla notizia dell’inchiesta?
La chiusura delle indagini della Procura di Bergamo e il numero degli indagati per noi è stata una soddisfazione. Siamo felici perché qualcosa si è mosso. Da molto tempo la nostra associazione, insieme con un team di legali, sta combattendo per avere risposte e ridare dignità ai nostri cari. C’è stata tanta omertà. La Procura di Bergamo ci ha dato risposte in questo senso. Sappiamo che l’inchiesta è un punto di partenza e non di arrivo. Ma comunque vada, la nostra soddisfazione è grande”;

Cosa ricorda di quei giorni?
Io ho perso mio padre il 27 marzo 2020 in una clinica in provincia di Bergamo. Sono stati giorni in cui il dolore ha attraversato me e i miei familiari, anche perché eravamo in isolamento. Papà ha cominciato a non stare bene ai primi di marzo, abbiamo cercato di tenerlo a casa il più possibile, cercando disperatamente bombole di ossigeno, anche facendo appelli su Facebook. A Bergamo era impossibile trovarne. La notte tra il 21 e il 22 marzo, quando la saturazione di mio padre era troppo bassa, mia madre ha chiamato il 118. Lo hanno ricoverato e il 27 marzo ci è arrivata la notizia che purtroppo non c’era più. Quei giorni sono stati indescrivibili. L’unico modo per tenerci in contatto erano le videochiamate: mia madre era sola in casa, io e mia sorella in due case diverse. Quando abbiamo saputo della morte di mio padre ci disperavamo e piangevamo al telefono. Non sapevamo dove l’avrebbero portato. Abbiamo scoperto in tv che papà era su uno dei camion dell’esercito. Chiamando tutti i forni crematori, abbiamo saputo che era stato cremato a Firenze. Lo abbiamo rivisto il mese dopo in un’urna. Di storie come la nostra ce ne sono tante”;

Cosa vi aspettate dall’inchiesta?
Ci aspettiamo che si vada a fondo e che vengano portate a galla le responsabilità, qualora ci fossero. Chi ha sbagliato deve chiedere almeno scusa: non ci ha mai chiesto scusa nessuno. Questo è dovuto a noi e a chi non c’è più”.