
Marco Raduano, il detenuto pugliese evaso ieri, venerdì 24 febbraio, dal carcere di Nuoro, potrebbe aver programmato la sua fuga. Questa l’ipotesi degli investigatori, che sono sulle tracce del 39enne, uno dei capi del clan Lombardi-Scirpoli della mafia garganica.
Raduano, alias Pallone o Woolrich, era in carcere da agosto del 2018, al regime di Alta sicurezza 3, dove scontava più condanne definitive con fine pena 2046. Il 3 febbraio gli è stata notificata l’ultima, a 19 anni di reclusione, avuta nell’ambito del processo nato dall’operazione Neve di marzo, che nel 2019 smantellò un’associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico, aggravato dal metodo mafioso, che usava anche armi da guerra.
Marco Raduano è imputato anche nell’inchiesta Omnia nostra con varie accuse, tra cui quella di omicidio. Gli investigatori lo ritengono una figura di spicco della guerra di mafia che si sta consumando a Vieste.
Ieri sera intorno alle 22, sono stati esplosi fuochi d’artificio, forse per festeggiare la fuga dal carcere del boss. In un video si vede il detenuto lanciarsi nel vuoto.
Marco Raduano: il punto sulle indagini
La fuga, come detto, potrebbe essere stata programmata e aiutata da persone che lo aspettavano all’esterno dell’istituto penitenziario di massima sicurezza di Badu ‘e Carros. Qui sono rinchiusi diversi condannati per mafia e terrorismo e nessuno era mai evaso.
Oltre che sulla ricerca di Marco Raduano, le indagini si stanno concentrando anche sulla ricostruzione della sua fuga. L’allarme della polizia penitenziaria è alla polizia è arrivato alle 19, ma l’evasione potrebbe essere avvenuta intorno alle 17.
“C’è un enorme dispiegamento di forze di polizia e di uomini in tutta l’isola, mentre la penitenziaria di Nuoro lavora sul fronte interno, attraverso l’analisi di telecamere della casa circondariale e testimonianze”, ha spiegato all’Ansa il questore Alfonso Polverino.