
In un’intervista al quotidiano La Nazione, un professore del liceo Michelangelo punta il dito contro i Collettivi di sinistra per la vicenda dell’aggressione da parte di Azione studentesca dei giorni scorsi.
Preferisce restare anonimo perché la sua “è una scuola molto politicizzata”. Secondo il suo racconto, “c’era questo volantinaggio dei ragazzi della destra. Sono usciti quelli dei Collettivi e hanno cominciato a insultarli e strappare i volantini. Hanno tirato delle spinte e a quel punto quelli di Azione studentesca hanno cominciato a picchiare. E sicuramente hanno esagerato”.
Il professore spiega di non essere intervenuto per lo stesso motivo per cui vuole restare anonimo: “Sto bene in questa scuola e vorrei continuare a lavorarci senza problemi”.
Intanto la Procura indaga per violenza privata a carico di sei persone segnalate dalla polizia. E la Digos lavora anche sul precedente del Pascoli.
La lettera antifascista della preside del liceo Da Vinci
Sulla vicenda sta facendo discutere anche un messaggio che la lettera della preside del liceo Leonardo Da Vinci Annalisa Savino, indirizzata ai suoi studenti. “In merito a quanto accaduto lo scorso sabato davanti al Liceo Michelangelo di Firenze, al dibattito, alle reazioni e alle omesse reazioni, ritengo che ognuno di voi abbia già una sua opinione, riflettuta e immaginata da sé, considerato che l’episodio coinvolge vostri coetanei e si è svolto davanti a una scuola superiore, come lo è la vostra”, si legge nella lettera che è diventata virale.
“Il fascismo in Italia non è nato con le grandi adunate da migliaia di persone. È nato ai bordi di un marciapiede qualunque, con la vittima di un pestaggio per motivi politici che è stata lasciata a se stessa da passanti indifferenti. “Odio gli indifferenti” – diceva una grande italiano, Antonio Gramsci – che i fascisti chiusero in un carcere fino alla morte, impauriti come conigli dalla forza delle sue idee”, si legge ancora.
“Inoltre siate consapevoli che è in momenti come questi che, nella storia, i totalitarismi hanno preso piede e fondato le loro fortune, rovinando quelle di intere generazioni. Nei periodi di incertezza, di sfiducia collettiva nelle istituzioni, di sguardo ripiegato dentro al proprio recinto, abbiamo tutti bisogno di avere fiducia nel futuro e di aprirci al mondo, condannando sempre la violenza e la prepotenza. Chi decanta il valore delle frontiere, chi onora il sangue degli avi in contrapposizione ai diversi, continuando al alzare muri, va lasciato solo, chiamato con il suo nome, combattuto con le idee e con la cultura. Senza illudersi che questo disgustoso rigurgito passi da sé. Lo pensavano anche tanti italiani per bene cento anni fa, ma non è andata così”.
La risposta del ministro Valditara
“È una lettera del tutto impropria, mi è dispiaciuto leggerla, non compete ad una preside lanciare messaggi di questo tipo e il contenuto non ha nulla a che vedere con la realtà: in Italia non c’è alcuna deriva violenta e autoritaria, non c’è alcun pericolo fascista, difendere le frontiere non ha nulla a che vedere con il nazismo. Sono iniziative strumentari che esprimono una politicizzazione che auspico non abbia più posto nelle scuole; se l’atteggiamento dovesse persistere vedremo se sarà necessario prendere misure”. Così, il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara a Mattino 5.