Negoziati, Bertolotti (Ispi) a iNews24: “Concedere territori alla Russia porterebbe a una terza guerra in Ucraina”

Claudio Bertolotti - Foto di Ispi
Claudio Bertolotti – Foto di Ispi

Ai nostri microfoni, Claudio Bertolotti, ricercatore dell’Ispi, fa un’analisi della guerra in Ucraina.

Ieri il presidente russo Vladimir Putin ha sospeso il trattato Start sulla riduzione delle armi nucleari. Cosa comporta negli sviluppi della guerra in Ucraina?
Quella di Putin è una scelta razionale e non eccezionale. Ha chiesto la sospensione del nuovo Start, ma non il ritiro di Mosca dall’accordo. Non ci saranno variazioni dal punto di vista della produzione, dello smantellamento o dell’impiego dell’arsenale nucleare. È piuttosto una questione riferita alla possibilità di effettuare ispezioni ai siti degli arsenali missilistici e dei vettori. Di fatto, queste ispezioni svelerebbero all’intelligence Usa la posizione e l’impiego di equipaggiamenti, utilizzati o utilizzabili sul piano potenziale, nel conflitto russo-ucraino. Quella di Putin è un’azione preventiva. Queste ispezioni erano già state interrotte nel 2020 durante la pandemia Covid-19, era da un po’ che non avvenivano”;

Quella di ieri è stata una giornata chiave dal punto di vista internazionale. La premier Giorgia Meloni è andata in Ucraina per ribadire l’appoggio a Kiev. Zelensky da un lato ha ringraziato l’Italia, dall’altro invece ha commentato le parole di Silvio Berlusconi in modo negativo.
“Se non fosse stato sollecitato da una domanda esterna, non credo che Zelensky si sarebbe lasciato andare a quel tipo di considerazioni durante una conferenza stampa congiunta con la premier Meloni. Credo che la domanda sia arrivata da una giornalista italiana. Ma al netto dell’imbarazzo provocato dalle dichiarazioni di Berlusconi, la vicenda era già stata chiusa. La posizione dell’Italia all’estero è rappresentata dal ministro degli Esteri e dalla premier, non da un senatore che esprime il suo punto di vista, che sia condivisibile o meno. L’evento poi, è stato ben più ampio, inserito in un discorso complessivo in cui si sono espressi Biden, Putin, Zelensky e Meloni: abbiamo quattro posizioni ufficiali e una non ufficiale. Dal punto di vista istituzionale l’imbarazzo creato da Berlusconi non vincola l’Italia, che ha espresso chiaramente la sua posizione di sostegno all’Ucraina”;

Come analizza i discorsi di Putin e di Biden?
Nessuno dei due ha sorpreso. Sia Biden sia Putin hanno ribadito le loro posizioni, in coerenza con quelle dei rispettivi Paesi e nel caso degli Usa, della coalizione Nato. Putin ha parlato per se stesso perché è un giocatore unico sul suo fronte, benché sostenuto da partner storici, con la Cina in testa. Il presidente russo nel suo discorso non ha parlato a un uditorio internazionale, ma all’opinione pubblica interna. Quello che ha detto è di fatto la posizione di tutta la sua Nazione, a cui la maggior parte dei russi crede. Le elezioni lo dimostrano: le opposizioni palesemente contro il presidente non ottengono mai tantissimi voti”;

Secondo lei Meloni ha un problema in maggioranza sulla politica estera?
Direi di no. Il ministro Antonio Tajani ha esplicitato la sua visione, che coincide con quella della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Il senatore Berlusconi è legato a un momento storico di vicinanza con la Russia, cioè gli accordi di Pratica di Mare, che si collocano in un contesto di massima distensione tra il blocco occidentale e quello russo. Ma quell’epoca è stata spazzata via dalle ultime due amministrazioni di Putin, che hanno preso una direzione completamente diversa dallo spirito di quegli accordi. Il presidente russo è andato addirittura oltre alle ambizioni potenziali di una Russia post-sovietica, tentando di restaurare un’idea di grande potenza. Ma la Russia non è una grande potenza, basta guardare il Pil. La sua ricchezza non è paragonabile a quella degli Usa o dell’Ue. In ogni caso, lo stesso Berlusconi è ininfluente in termini di definizione della politica estera internazionale”;

Sembra che la premier non sia molto contenta delle dichiarazioni di Berlusconi su Zelensky
Qui entriamo su un piano psicologico. Berlusconi è stato presidente del Consiglio e ha guidato l’Italia per un lungo periodo. Oggi vede ridimensionato il suo ruolo, relegato a capo di un partito che di fatto conta sempre di meno. Il rischio è che possa esserci la volontà da parte sua di demolire non tanto il governo di centrodestra, ma la presidente del Consiglio: è un aspetto da tenere in considerazione e che anzi, sembra quasi evidente”;

Quanto sono lontani i negoziati tra Russia e Ucraina?
Credo che i negoziati siano molto lontani, per una questione pratica. La dottrina militare russa si basa sulla capacità di condotta di una guerra ad alta intensità per almeno un anno. Oggi viene combattuta una guerra a media intensità. Per cui la capacità militare della Russia è spostata in avanti nel tempo. Ci sono state moltissime perdite umane e materiali ma non sono ancora state intaccate le riserve strategiche. Dall’altro lato l’Ucraina ha dimostrato una grande volontà di difendere la propria sovranità nazionale, supportata solo dalla capacità militare dall’Occidente. L’Ucraina da sola non potrebbe sostenere una guerra. La scelta strategica Usa nel limitare l’invio delle armi sia da un punto di vista qualitativo che quantitativo, è coerente con la volontà di non sconfiggere la Russia in battaglia per non umiliarla. Ma al contrario, indebolirla progressivamente, anche in maniera pesante”;

Perché?
La sconfitta di Putin farebbe precipitare la Russia nel caos. Oltre a Putin ci sono dei “falchi” che hanno una visione molto diversa sulla condotta della guerra in Ucraina e sul colpire altri attori, anche appartenenti alla Nato. Far crollare Putin aprirebbe a uno scenario pericoloso per la Russia, quindi l’obiettivo è indebolirlo impegnandolo sul lungo periodo. Per farlo, l’Ucraina dovrà combattere con il minimo necessario per consumare la capacità militare russa, su un fronte di guerra che si è trasformato in guerra di attrito da sei o sette mesi. L’ambizione iniziale di conquista dell’Ucraina è venuta meno dopo pochi mesi e la Russia ha dovuto ridefinire i propri obiettivi minimi: conquistare una porzione di territorio e mantenere ciò che già possedeva. La Russia non vuole andare via da lì. Qualunque accordo negoziale che dovesse congelare la situazione com’è adesso, sarebbe un vantaggio per Mosca. Quindi: un accordo non è accettabile per la Russia perché crede di poter andare oltre. E non è pensabile nemmeno per l’Ucraina, perché vorrebbe dire riconoscere al Cremlino il possesso dei territori da cui partire per i negoziati”;

Qual è il ruolo degli Usa in questo scenario?
Gli Usa non hanno intenzione di impegnarsi in una guerra a media o bassa intensità sul lungo periodo, perché ha un costo. Gli Stati Uniti, a differenza degli altri Paesi che si rivolgono ai cittadini elettori, si rivolgono ai cittadini contribuenti e devono dettagliare esattamente quanto spendono e per cosa. Gli Usa continueranno a sostenere l’Ucraina ma spingeranno per un accordo negoziale che verosimilmente consegnerà alla Russia una parte consistente dei territori che sono stati occupati”;

Quindi per l’Ucraina non cambierà molto…
Da qui a 10 anni verranno applauditi tutti coloro che porteranno a un accordo negoziale, che da entrambe le parti verrà celebrato come un successo. Ma il rischio è ritrovarsi in una situazione pressoché identica a quella del 2014, quando la Russia invase la Crimea e la comunità internazionale sostanzialmente non si mosse. Le conquiste della Russia sono diventate la base di partenza per la seconda guerra in Ucraina del 24 febbraio 2022, a seguito della quale, un eventuale accordo negoziale che concedesse altri territori alla Russia aprirebbe allo scenario di una terza guerra in Ucraina”;

Sta dicendo che la guerra si concluderà con un nulla di fatto per l’Ucraina?
Questa fase potrebbe concludersi con un accordo negoziale vantaggioso per la Russia e svantaggioso per l’Ucraina. Oltretutto senza convincere la Russia dell’impossibilità di proseguire su un eventuale piano di pretesa territoriale. Alla Russia interessa l’Ucraina. Se non riuscirà a prenderla oggi, proverà di nuovo a prenderla. Questa visione non cambia, a meno che non arrivi un presidente illuminato, che non credo avrà mai la maggioranza in una competizione elettorale”;

Nel 2024 ci saranno le elezioni in Russia.
Se dovesse cadere Bakhmut sarebbe un grandissimo successo che la Russia potrebbe celebrare e far partire un accordo negoziale. Questa vittoria potrebbe essere usata anche come cavallo di battaglia per la campagna elettorale del 2024. Se non fosse Putin, sarebbe qualcuno che rappresenta la sua visione”.