
Il Parlamento europeo ha votato a favore dello stop, a partire dal 2035, delle nuove immatricolazioni di auto a benzina e diesel, per incentivare la transizione verso le auto elettriche. Il governo italiano ha molte perplessità in merito. Ne abbiamo parlato con Paolo Borchia, europarlamentare della Lega.
Il ministro Urso ha dichiarato che l’Italia è in ritardo, perché ci sono appena 36mila colonnine di ricarica. E che gli incentivi per le auto elettriche dello scorso anno sono rimasti inutilizzati perché le auto elettriche costano troppo.
“Più che essere in ritardo l’Italia, è il regolamento che non tiene conto delle peculiarità dei diversi Paesi. Quindi ancora una volta, vediamo che purtroppo si sta costruendo la casa a partire dal tetto piuttosto che dalle fondamenta. Chiaramente la diffusione dei veicoli elettrici al momento è a macchia di leopardo in tutta Europa, anche per ragioni culturali. Ad oggi le auto immatricolate in Italia sono del 4% mentre in Germania siamo al 18%. Sono dati che fanno riflettere e sui quali bisognerebbe ragionare”;
Quali sono le problematiche da affrontare prima di avviarsi alla transizione verso l’auto elettrica?
“Un’altra problematica, che ritengo la più preoccupante, è che non si capisce come si farà a generare tutta l’energia elettrica che servirà per far funzionare l’intero parco automobilistico. Ad oggi abbiamo una colonnina ogni mille veicoli, non è un sufficiente. Sicuramente ne verranno costruite altre, ma anche se venisse raggiunto un numero soddisfacente, resterebbe il grande tema di come generare tutta l’energia elettrica di cui avremmo bisogno. Per questo riteniamo che il tipo di approccio portato avanti nel regolamento sia al di fuori di ogni ragionevole previsione. E abbiamo preoccupazioni grosse anche dal punto di vista della salvaguardia dei livelli occupazionali”;
Sono a rischio posti di lavoro…
“Cito le cifre della Commissione europea: 600mila posti in tutta Europa e 70mila in Italia. A chi ritiene che questi numeri siano allarmi ingiustificati faccio presente che è di ieri la notizia che Ford nei prossimi tre anni licenzierà 3.800 lavoratori per cercare di adeguare la realtà dell’azienda alle necessità dell’elettrico. Lo vedo come un bagno di sangue ingiustificato. Contribuirà a ridurre le emissioni e l’inquinamento? Questo mi lascia molti dubbi. Anche perché l’approccio da parte delle istituzioni europee è sbagliato nella misura in cui l’idea è solo quella di misurare le emissioni allo scarico senza prendere in considerazione l’intero ciclo di vita di queste tecnologie”;
Si spieghi…
“Pensiamo ad esempio allo smaltimento delle batterie. Su questo regolamento ci sono più luci che ombre anche perché non vengono presi in considerazione tutti gli sforzi che sono stati fatti dalle aziende automobilistiche a livello di miglioramento delle prestazioni da parte delle vetture endotermiche. Negli ultimi anni hanno lavorato seriamente per ridurre le emissioni”;
Ci sono polemiche anche sul fatto che si stia spingendo per le auto elettriche, senza considerare altre tecnologie, ad esempio quelle a idrogeno.
“Per quanto riguarda l’idrogeno ancora non c’è un mercato competitivo. E anche da questo punto di vista bisogna vedere cosa intendiamo per idrogeno. Se al momento sdoganiamo l’idrogeno prodotto da gas, sappiamo bene che si tratta di una fonte a basse emissioni. Dal punto di vista dell’approccio europeo, sembra che si voglia puntare sull’idrogeno verde, prodotto da fonti rinnovabili, che ad oggi non è competitivo per quanto riguarda i prezzi. Negli ultimi anni sta diventando competitivo per quanto riguarda i costi, ma rendiamoci conto che si tratta di fonti che molto difficilmente riusciranno a soddisfare il fabbisogno di energia del nostro parco auto. C’è anche un problema legato alla geopolitica”;
Cioè?
“Nel 2022, Byd, colosso automobilistico cinese, ha raddoppiato la sua quota di mercato arrivando quasi al 12%. Si pone anche il tema geopolitico legato alla dipendenza che avremo dalla Cina. È paradossale che in un momento storico in cui stiamo cercando di affrancarci dalla dipendenza russa per l’importazione di idrocarburi, contestualmente ci infiliamo nel vicolo cieco della dipendenza dalle tecnologie e dalle materie prime cinesi”;
Ad oggi, le auto elettriche sono molto costose, quindi non accessibili a tutti…
“Ho l’impressione che quella che si sta vendendo come una rivoluzione, in realtà stia diventando un affare per ricchi. O l’auto inizierà a diventare un bene per pochi perché costerà troppo, oppure sarà un bene a larga diffusione ma in questo caso temo che le case automobilistiche cinesi soppianteranno le produzioni europee”.