
Si allarga lo scandalo Qatargate. Mandato di arresto per l’eurodeputato del Pd Andrea Cozzolino, già sospeso dal partito. Il politico è stato arrestato con l’accusa di far parte, assieme ad Antonio Panzeri e Francesco Giorgi, di un “team” in grado di condizionare la politica del Parlamento europeo secondo gli interessi di Marocco e Qatar. Il tutto sarebbe avvenuto tramite soldi in nero. Cozzolino è stato raggiunto dal mandato in una clinica di Napoli e poi condotto nel carcere di Poggioreale.
Marc Tarabella, collega belga di Cozzolino, è stato invece fermato dalla polizia giudiziaria ad Anthisnes, a un centinaio di chilometri da Bruxelles. Qui gli agenti hanno perquisito la sua abitazione, il suo ex ufficio di borgomastro, aprendo la cassetta di sicurezza che aveva in banca. Gli uffici parlamentari di entrambi gli eurodeputati, nel quartiere di Ixelles a Bruxelles, sono stati sigillati. La Guardia di Finanza ha bussato all’appartamento di Cozzolino, nel quartiere Vomero di Napoli, senza però trovarlo. L’eurodeputato era ricoverato per problemi di salute in una clinica. Il Pd esprime “piena fiducia nella giustizia.” Ribadendo che la propria posizione è stata netta e chiara fin dall’inizio, annunciando che si costituirà parte civile in un eventuale processo.
Qatargate, si allarga lo scandalo: la relazione dei servizi segreti di Bruxelles
Cozzolino, oggi, comparirà in Corte d’Appello a Napoli per la convalida dell’arresto. Con l’arresto del 9 dicembre di Antonio Panzeri, di Francesco Giorgi e di Eva Kaili, Cozzolino e Tarabella sono ritenuti dagli investigatori come parte della rete che ha elargito soldi in nero per gli interessi di Marocco e Qatar. Sia Cozzolino che Tarabella si sono sempre dichiarati estranei ai fatti loro contestati. Le carte dell’indagine parlano, però, di Cozzolino come uomo in contatto diretto con i servizi segreti marocchini. Una relazione dei servizi segreti di Bruxelles afferma espressamente che “non c’è alcun dubbio” circa questo fatto. Cozzolino si sarebbe anche recato in Marocco personalmente con un volo pagato, come scrive il giudice istruttore Michel Claise, dai servizi segreti di Rabat. Non c’è però conferma, su questo punto, che l’eurodeputato campano sia salito su quell’aereo.