
Una ricorsa continua perchè in ballo ci sono miliardi di dollari, ma l’ultima mossa di Google rischia di costare carissima ad Aphabet, la holding statunitense che controlla il motore di ricerca. La nuova frontiera è quella dell’intelligenza artificiale e quindi analisti e investitori da mesi aspettavano la risposta i progressi di OpenAI (quindi Microsoft) che ha lanciato ChatGPT.
Così Google che ha sempre anticipato i tempi ritrovandosi oggi ad essere il motore più cliccato del pianeta, è partito di rincorsa e l’ultima mossa potrebbe affossare il colosso statunitense. Alphabet infatti in poche ore ha visto scendere le sue azioni di circa l’8% durante la presentazione del nuovo chatbot di intelligenza artificiale, il software Bard. Un buco potenziale da almeno 100 miliardi di dollari, insomma.
Una presentazione avvenuta un giorno dopo che la concorrente diretta, Microsoft, aveva messo in piedi un evento per mostrare i suoi nuovi prodotti basati sull’intelligenza artificiale. E la risposta del mercato, in quel caso, è stata positiva facendo salire il titolo del 3% in Borsa.
Cosa è successo per creare un terremoto così devastante nelle azioni? Bard è alimentato dal modello linguistico LaMDA e per ora non è destinato al mercato, ma sarà affidato come ha confermato l’azienda solo a tester assolutamente fidati prima di essere commercializzato.
Intelligenza artificiale, un errore di Bard costa miliardi a Google: la svista notata subito dagli esperti
Tutto bene alla presentazione, almeno fino a quando è stato scoperto un errore commesso da Bard. Una svista sul James Webb Space Telescope, il telescopio spaziale più grande e potente al mondo, era contenuta in uno degli annunci promozionali mostrati dai responsabili di Google durante la presentazione del nuovo sistema.
In un primo tempo è stato notato da astronomi e appassionati di spazio, che sull’argomento ne sanno più dell’Intelligenza Artificiale. “Il JWST – si leggeva nella scheda di presentazione – ha scattato le prime foto in assoluto di un pianeta fuori dal nostro sistema solare. Questi mondi lontani sono chiamati esopianeti. Eso significa ‘dall’esterno’”.
Risposta non corretta in realtà, perché la prima immagine di un esopianeta era stata realizzata e diffusa già nel 2004, 18 anni prima che il JWST iniziasse le proprie osservazioni dell’Universo. E così è iniziato lo tsunami su Bard che ora necessiterà di una profonda revisione. Google incassa, Microsoft gongola ma siamo solo ai primi capitoli di una lunga battaglia.