Ucraina, Verzichelli (Sisp) a iNews24: “Rischio di una guerra più ampia, bisogna allentare le tensioni”

Luca Verzichelli - Foto di Luca Verzichelli/Facebook
Luca Verzichelli – Foto di Luca Verzichelli/Facebook

Dall’ok della Germania e degli Usa ad inviare i carri armati in Ucraina, le sorti della guerra in Ucraina potrebbero cambiare. In che modo? Ne abbiamo parlato con il politologo Luca Verzichelli, presidente della Società italiana di Scienza Politica (Sisp) e professore ordinario dell’Università di Siena. 

Professore, l’escalation da parte della Russia è già in corso con i continui attacchi della Russia delle ultime ore. Come potrà cambiare lo scenario?
Le implicazioni nel breve periodo riguarderanno sicuramente un irrigidimento del conflitto. Un irrigidimento che è atteso perché quando la Nato, ma in particolare l’Europa resta unita nella gestione di una crisi, gli avversari hanno paura. L’Europa è un colosso economico e tecnologico, anche se politicamente con i piedi di argilla. Quindi è normale un irrigidimento”;

E nel medio periodo cosa potrebbe accadere?
Nel medio periodo, dopo l’escalation, lo stesso accordo prima in Europa e poi in Occidente, potrebbe garantire la capacità di condurre negoziati di pace. Lasciarli in mano a negoziatori abbastanza improbabili come la Turchia, non è indicazione di affidabilità”;

L’escalation non riguarda solo il fronte. Anche i toni sono sempre più accesi. Il Cremlino ripete che l’Europa è una pedina degli Usa, mentre Peskov minaccia la distruzione delle armi pesanti e Zelensky fa sapere di non voler trattare con Putin. Insomma, i negoziati sono lontani.
Non è così semplice. In assenza di mosse da parte dell’Europa, si assiste al macismo di Putin e al ricorso a una forma di orgoglio da parte di Zelensky che hanno delle ritorsioni e a una mancanza di controllo totale su quello che dicono. L’Europa di fronte a questo può poco: non è che stando zitti o non trovando un accordo, cambiamo il livello culturale e il dialogo tra le parti. I russi si trovano in questa condizione perché l’hanno scelto e gli ucraini perché vi si sono trovati. Poi Zelensky è leader di un Paese che ha enormi problemi oggi e li aveva anche prima della guerra”;

Cosa può fare l’Europa?
Noi dobbiamo insegnare a questi signori come si sta in una democrazia, penso che su questo in Europa siano tutti d’accordo. Abbiamo preso la decisione politica, anche se dolorosa, di inviare le armi. Decisione che va portata avanti mentre si cerca un atteggiamento pedagogico nei confronti dei contendenti. Le due cose sono abbastanza sconnesse. Penso però, che far vedere che esiste un dialogo in Europa sia positivo. Le istituzioni Ue sono silenti perché ovviamente esistono molti elementi di distanza tra i Paesi, però i governi hanno il dovere e il diritto di far in modo che determinate decisioni vengano prese, quando c’è qualcuno che resta indietro rispetto a una decisione che sta prendendo forma. Questo è successo con i carri armati”;

Ieri la Camera ha dato l’ok definivo al decreto armi per tutto il 2023. Lei è favorevole all’invio delle armi?
Io trovo assolutamente legittimo porsi sempre il problema dell’invio delle armi e non sarò mai in aperta polemica con chi fa un ragionamento pacifista. L’insegnamento del pacifismo va sempre tenuto presente, è un elemento pedagogico importante. Però siamo in un quadro di alleanze, dobbiamo garantire la resistenza di questo popolo che è stato attaccato inopinatamente e non andare oltre questo. E se ciò implica alzare il livello dal punto di vista dell’impegno finanziario e del tipo di armi, se c’è una posizione europea comune, bisogna garantire al popolo ucraino la difesa a oltranza”;

Quali saranno le implicazioni dell’Italia in questo scenario?
Non vedo grandi differenze tra prima e ora. La posizione di Giorgia Meloni è netta, così come quella del governo sia dentro che fuori da Fratelli d’Italia. Anche le posizioni di Forza Italia e della Lega si sono affievolite e mi pare che ci sia la tendenza della premier a tenere ordinare le vie di fuga dalla lealtà occidentale e dal concetto europeo. Fino a che reggerà questo tipo di schema non ci saranno grosse differenze rispetto a prima. Per quanto riguarda le opposizioni, il M5S è intransigente solo a parole perché ha votato molto più favorevolmente che non alcuni esponenti del Pd”;

C’è il rischio di una guerra mondiale?
C’è il rischio di una guerra più ampia. Ciò dovrebbe spingerci a considerare la pace come prima opzione. Se c’è il rischio di una guerra non convenzionale, questo riguarda solo la Russia e spero vivamente che questo scenario non sia considerato da nessuno al Cremlino. Ma le due cose non sono molto distanti: anche la guerra convenzionale sarebbe la distruzione economica e sociale dell’Europa. Credo che non siamo affatto fuori pericolo e dobbiamo lavorare per ridurre la tensione”.