
La decisione della Bce che ha alzato i tassi di interesse per contrastare l’inflazione ha modificato in maniera significativa anche il mercato immobiliare e quindi i progetti di chi voleva acquistare casa. La domanda che tutti si fanno, quando inizia un nuovo anno, è sempre la stessa: sono più convenienti i tassi fissi o quelli variabili per accendere un mutuo?
Al momento la risposta sembra molto chiara, ma analizziamola con i dati certi. Secondo MutuiOnline la durata media di finanziamento negli ultimi mesi sia salita da 22 a 24 anni. Ma soprattutto il rapporto tra il prestito e il valore dell’immobile (il cosiddetto ‘loan to value’) sia cresciuto passando dal 61,3% al 67,8%.
In pratica rispetto al 2021, quando il mercato immobiliare aveva vissuto una fase di ripresa dopo la pandemia, lo scorso anno invece è stato di sofferenza. E così adesso occorrono più soldi, rispetto a 12 mesi fa, per acquistare un immobile di valore inferiore
Colpa dei tassi e della loro valutazione da parte degli istituti di credito che devono rifarsi alle decisioni della Bce. In particolare per i mutui a tasso variabile, gli Euribor a tre mesi che sono passati da un trend negativo (-0,5%) e quindi più conveniente al al 2,4% in soli nove mesi. E gli Eurirs, indici utilizzati per calcolare il tasso fisso sono lievitati dallo 0,5% al 12,5% per la scadenza a 25 anni.
Mutui a tasso fisso o variabile? Le richieste del 2022 e i tassi danno una risposta chiara
Ecco perché, come certificato i dati Crif (la Centrale Rischi di Intermediazione Finanziari) nel 2022 le richieste di mutui immobiliari da parte delle famiglie si sono contratte del 22,7% rispetto al 2021. E con i tassi in continua crescita, per i consumatori italiani c’è solo una risposta: oggi è più conveniente il tasso fisso.
Guardando sempre i numeri dell’anno che si è appena concluso, l’importo medio richiesto è arrivato alla cifra record di 144.458 euro, in crescita del +3,8% rispetto all’anno precedente. Ma soprattutto è il punto più alto degli ultimi dieci anni.
La fascia degli Under 36 in proporzione è quella che ha presentato e ottenuto più domande: stiamo parlando del 35,6% del totale. In generale più di 4 richieste su 5 (in tutto l’85%) sono state caratterizzate da una durata superiore ai 15 anni. A fronte di questo, invece, le surroghe nel periodo osservato hanno subito una flessione del 58,2%.
Un aiuto, per molti dei richiedenti, arriverà dal governo. Perché anche per il 2023 sono stati confermati diversi incentivi statali a partire da quelli rivolti agli Under 36. Per tutti comunque al momento il tasso fisso è l’unica risposta.