
Come ogni boss delle mafie, Matteo Messina Denaro ha trascorso gli anni della latitanza nel territorio dov’era più forte: la sua casa, potendo contare su una rete di persone che lo proteggevano.
I carabinieri del Ros e la Procura di Palermo hanno trovato il covo dove si è nascosto prima di essere arrestato ieri, lunedì 16 gennaio, alla clinica Maddalena di Palermo.
Matteo Messina Denaro: in manette anche l’ex autista Giovanni Luppino
Si trova a Campobello di Mazara, nel Trapanese, paese di Giovanni Luppino, considerato dagli inquirenti il favoreggiatore della latitanza di Messina Denaro, che per questo è stato arrestato.
Il nascondiglio si trova nel centro abitato e la perquisizione, coordinata dal procuratore aggiunto Paolo Guido, è durata tutta la notte. Il capomafia, come riportano La Repubblica e il Centro, potrebbe essere detenuto nel carcere de L’Aquila, che è una struttura di massima sicurezza dove sono già stati reclusi altri personaggi di spicco e anche perché nell’ospedale del capoluogo abruzzese c’è un buon centro oncologico.
Non si esclude che Messina Denaro sia stato trattenuto in un altro posto durante la notte, o in caserma o in qualche penitenziario della zona.
“Mi chiamo Matteo Messina Denaro”: le ultime parole del boss prima dell’arresto
Il capomafia è finito in manette ieri dopo trent’anni di latitanza. L’inchiesta che ha finalmente portato al suo arresto è stata coordinata dal procuratore di Palermo Maurizio De Lucia e dall’aggiunto Paolo Guido. “Mi chiamo Matteo Messina Denaro”, ha detto a un carabiniere del Ros che stava per arrestarlo.
Ed è finita così la lunga latitanza di uno dei personaggi della mafia più ricercati di sempre: alle 8.20 di lunedì 16 gennaio, mentre stata per iniziare una seduta di chemioterapia alla clinica Maddalena di Palermo. Quando si è accorto di stare per essere arrestato, ha accennato ad allontanarsi, ma decine di carabinieri del Ros erano già pronti per ogni evenienza.
Il momento dell’arresto
Armati e con volto coperto avevano circondato la struttura sanitaria. I pazienti sono stati tenuti per ore fuori dalla struttura e quando si sono resi conto dell’arresto hanno applaudito e ringraziato i militari.
“Capaci non dimentica”: questo lo striscione che si leggeva invece fuori dalla caserma Dalla Chiesa, sede della Legione, dove nel pomeriggio di ieri il procuratore De Lucia e l’aggiunto Guido, insieme con il generale dei carabinieri Pasquale Angelosanto e al comandante del Raggruppamento Speciale Lucio Arcidiacono hanno tenuto una conferenza stampa.
Matteo Messina Denaro sarà trasferito in una località segreta al carcere di massima sicurezza. Ma le indagini non si sono fermate col suo arresto: i carabinieri, con la ricerca del covo, sperano di trovare i segreti dell’ex primula rossa di Cosa Nostra che, secondo i pentiti, custodirebbe il contenuto della cassaforte di Totò Riina.