
Ai microfoni di iNews24, Massimo Villone, costituzionalista, professore emerito di Diritto Costituzionale dell’Università degli Studi di Napoli Federico II e senatore dell’area di centrosinistra dal 1994 al 2008, interviene sulle dichiarazioni del ministro della Giustizia Carlo Nordio.
Il ministro Carlo Nordio, presentando le linee guida del suo mandato in audizione alla Commissione Giustizia del Senato, ha parlato di “difetto di vigilanza” riferendosi alla diffusione delle intercettazioni telefoniche. È d’accordo?
“Per la verità non si capisce mai chi mette in giro le intercettazioni. L’abitudine del centrodestra è dare la colpa ai magistrati, ma non è affatto detto”;
Nordio non ha dato la “colpa” ai magistrati…
“Sì, ha poi detto che non ha accusato i pm. Ovviamente non può dire che il pubblico ministero che per fini di pubblicità manda in giro le intercettazioni”;
Ma secondo lei non si vigila abbastanza sul tema?
“Può darsi che ci siano situazioni in cui la vigilanza vada migliorata, non posso escludere che sia così. Però, che un ministro affermi una cosa del genere mi sembra censurabile”;
Sempre il ministro Nordio ha dichiarato che “non è più ammissibile che le conversazioni finiscono sui giornali”. C’è il rischio di limitare la libertà di stampa?
“Infatti. Credo che ci sia uno sbaglio di prospettiva. Sono cose che vanno gestite con cautela, prudenza e attenzione: non si può auspicare leggerezza su materiale che ha la sua riservatezza. Ma dal momento in cui arriva alla stampa, credo che sia prevalente, se esiste un interesse pubblico, tutelarlo. Mettere il bavaglio non è mai la scelta migliore in democrazia”;
Su cosa è d’accordo col ministro Nordio?
“Io non sono d’accordo su nulla. Soprattutto, mi sembra pericolosa anche l’uscita sull’obbligatorietà dell’azione penale. È una cosa che da ministro starei molto attento a maneggiare perché è materia delicatissima. Porta in maniera molto diretta alla soggezione del pubblico ministero al potere politico. Si tratta della difesa dell’autonomia e dell’indipendenza del pm e sta lì per garantire che ci sia un distacco dell’azione penale alla politica. Bisogna vedere quindi, come si legge l’obbligatorietà: è meglio se la valutazione rimanga presso la magistratura e non che venga spostata nelle mani della politica. Se si togliesse l’obbligatorietà non ci troveremmo in un contesto di equilibrio nell’esercizio della giustizia”.