
Una prima stretta al reddito di cittadinanza potrebbe già arrivare con la prima manovra economica del governo Meloni, che il Consiglio dei ministri approverà oggi.
Le ipotesi sul tavolo dell’esecutivo sono diverse, ma dovranno tenere conto del contraccolpo sociale delle modifiche del reddito. La riforma punta a ridurre la platea dei beneficiari e a rafforzare i controlli, con l’obiettivo di risparmiare 1,8 miliardi su circa 8 che costa il rdc.
Reddito di cittadinanza: a chi è rivolta la stretta
La stretta riguarderà solo i percettori considerati occupabile, che quindi potrebbe lavorare e non lo fa: si tratta di un terzo del totale. Vediamo chi potrebbe perdere il reddito di cittadinanza.
Quelli a rischio sono in primis i percettori tenuti alla sottoscrizione del Patto per il lavoro nei Centri per l’impiego. Secondo il monitoraggio dell’Anpal di giugno si tratta di circa 660mila persone. A queste si potrebbero sommare circa 173mila beneficiari che già lavorano, ma hanno redditi così bassi che rientrano nei requisiti per il Reddito. Il totale è più di 800mila persone su circa 2,5 milioni.
Le possibili modifiche
L’ipotesi che sembra più probabile è imporre un termine alla durata del sussidio. Oggi il reddito si può percepire per 18 mesi rinnovabili dopo la sospensione di un mese, ogni volta che ricorrano i requisiti.
Con la stretta invece, il percettore occupabile non prenderebbe più il sussidio dopo i 18 mesi, ma al massimo per 6 mesi, un sostegno economico per la formazione, finanziato coi fondi europei. Trascorso questo periodo, i sussidi terminano.
Stretta al reddito di cittadinanza: la proposta di Durigon
Un’altra ipotesi è quella messa sul tavolo dal sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon (Lega) che prevede che dopo i 6 mesi di formazione, se il cittadino non ha ancora un lavoro, potrebbe richiedere nuovamente il reddito al massimo per 12 mesi e con un importo tagliato del 25%. Dopodiché ci sarebbero altri 6 mesi di sospensione, trascorsi i quali il sussidio potrebbe essere richiesto per un’ultima volta, per 6 mesi e con un’ulteriore riduzione del 25%.
Al momento però, prevale la linea dura del rafforzamento dei controlli su requisiti e regole che fanno terminare l’erogazione del reddito di cittadinanza. Mentre oggi si possono rifiutare due offerte di lavoro, con le nuove regole si perderà il sussidio dopo il rifiuto della prima offerta congrua.
Cosa cambierà per tutti gli altri
Alcuni cambiamenti sono previsti anche per tutti gli altri percettori del rdc, cioè i due terzi della platea, composti da minori, anziani, disabili, persone con problemi di inclusione e altri soggetti non abili al lavoro e che vengono indirizzati ai servizi sociali dei Comuni.
Questi ultimi verranno sottoposti a controlli più severi e dovranno dimostrare di risiedere in Italia recandosi periodicamente presso gli uffici del Comune di residenza.