
Flat tax: il governo sta pensando a una formula che preveda un’imposizione fissa sugli incrementi di reddito dei lavoratori autonomi e dipendenti. Avrebbe come obiettivo abbassare la pressione fiscale su chi ha notevoli alti e bassi tra entrate nel corso di un anno, quindi principalmente i lavoratori autonomi.
Il confronto su altre ipotesi di Flat tax resta però aperto, per decidere quale farà parte della legge di Bilancio. Il viceministro dell’Economia e della Finanza Maurizio Leo, durante un’intervista a Quarta Repubblica, ha dichiarato che in vista della manovra “vorremmo estendere la flat tax incrementale ai dipendenti, ma i numeri sono robusti ed è più complesso farlo. I dipendenti però – penso a quelli del settore privato – hanno il premio di produttività sul quale si applica un 10% fino a 3mila euro. Possiamo lasciare tale misura e poi sulla parte che supera i 3mila possiamo applicare il 15% oppure possiamo applicare il 5% sui 3mila euro”.
Vediamo quali sono le varie opzioni al vaglio del Mef.
Ampliamento della soglia per le partite Iva
La volontà del governo è estendere la Flat tax al 15% a una platea più ampia di partite Iva e per poterlo fare si passerà da un ampliamento della soglia di ricavi e compensi per l’applicazione del regime fortettario. La Flat tax potrebbe interessare anche le partite Iva fino a 85mila euro rispetto ai 65mila prevista oggi. La formula varrà per i redditi nel 2023 e nel 2024.
Flat tax incrementale per i dipendenti
Per i lavoratori dipendenti, al momento si pensa a una tassa incrementale. Il ministro Giorgetti ha spiegato che si tratta di applicare un’aliquota al 15% al posto di quella marginale Irpef – che varia dal 23%, 25%, 35% o 43% in base al reddito – alla frazione aggiuntiva del reddito da lavoro e da impresa prodotto nel 2022, rispetto al maggiore dei redditi dei tre anni precedenti.
Secondo le recenti dichiarazioni del viceministro Leo però, questa strada potrebbe non essere praticabile.
Detrazioni fiscali
“Il riordino delle tax expenditures può essere compiutamente definito solo all’interno di un più ampio e organico disegno di riforma fiscale”, si legge nel Rapporto programmatico sulle spese fiscali.
Il governo Draghi aveva già dato inizio al riordino delle detrazioni al 19%, lasciando intatte le spese sanitarie e quelle sui mutui per l’acquisto della prima casa.