
Pensioni: chi sceglierà di continuare a lavorare per qualche anno in più, riceverà un incentivo del 10% in busta paga. Il dipendente e il datore di lavoro smetteranno di versare i contributi, e parte di queste somme verranno inserite subito in busta paga, con un conseguente aumento netto di stipendio.
Questa è una delle novità del piano pensioni del ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, che nei giorni scorsi ha firmato un decreto che dispone, a partire dal primo gennaio 2023, un adeguamento del +7,3% delle pensioni dei cittadini.
L’aumento, come previsto dalla normativa vigente, è stato calcolato sulla base della variazione percentuale che si è verificata negli indici dei prezzi al consumo forniti dall’Istat il 3 novembre 2022.
Pensioni: le finestre per le uscite anticipate
Chi vorrà, potrà uscire dal mercato del lavoro prima dei 67 anni, soglia prevista dalla Legge Fornero del 2012. Dunque è prevista una finestra anche a 62 o 63 anni, con un numero congruo di anni di contributi versati. Allo stesso tempo chi deciderà di continuare a lavorare, otterrà l’aumento di circa il 10% dello stipendio in busta paga, con potenziali minori costi per Stato e imprese, che non dovrebbero più versare i contributi ai lavoratori.
L’obiettivo di Giorgetti è evitare di gravare sui costi in termini netti nel medio-lungo periodo, e allo stesso tempo fare in modo che le aziende non perdano, nel breve periodo, lavoratori difficilmente sostituibili.
Secondo le attuali tendenze, il costo delle pensioni in Italia salirà di 58 miliardi al 2025. Più del 19,5% in tre anni e un punto netto in più di Pil in termini reali. Un aumento che corre al doppio della velocità rispetto a quello dei contributi, il cui flusso dovrebbe salire di 32 miliardi ed essere a metà di questa legislatura di 59 miliardi all’anno inferiore alle pensioni da pagare.